mercoledì 5 luglio 2017
Questo potrà essere l'anno record del turismo, con 400 milioni di presenze negli alberghi del Belpaese, che potrebbero anche diventare 500. Il primato in Europa se lo contendono Spagna e Italia. E all'inizio dell'estate l'ottimismo viaggia, in un settore che sulla carta è sempre stato considerato strategico, anche se poi manca di politica: i vari portali ministeriali del turismo hanno fatto notizia più per le cifre spese che per l'efficacia e fa pensare che, nell'era digitale, ancora non ci sia uno strumento semplice, immediato per codificare le mete in tempo reale.
Turismo ed enogastronomia, poi, sono un binomio che potrebbe viaggiare di pari passo; ma il condizionale è necessario perché anche qui manca un piano, nonostante il tema sia il più gettonato nei proclami dei politici. Per arrivare all'Expo: Regioni e anche Province hanno realizzato iniziative che erano viste come le prove generali di una comunicazione di sistema territoriale. Ma purtroppo la miopia ha fatto sì che tutto si consumasse intorno alla temporaneità dell'evento, senza pensare che quella fosse un'occasione per cementare qualcosa. Soldi e tempo buttati, se poi non è rimasto nulla.
Manca come sempre una regia, che ruoti più attorno al bene comune e meno alla visibilità elettorale dell'assessore che sogna di fare il presidente. Questa rimane una stortura tutta italiana che potrebbe essere corretta dai Gal, i Gruppi di Azione locale che rappresentano una sorta di confronto fra pubblico e privato. Ma quanti ritardi stiamo accumulando sulla ripartenza dei Gal? Quando l'Italia si stava risvegliando dal dopoguerra, tutto era più chiaro. Alle stazioni si offrivano i panini con le specialità del luogo e proprio 50 anni fa, a Novara, veniva inaugurato il primo autogrill, che per tutti era «il Pavesi», dal nome di Mario Pavesi capo della nota fabbrica di biscotti.
Oggi tutto è cambiato, nonostante i tentativi di regionalizzare l'offerta. I panini sui treni sono tutti uguali e spesso anche l'offerta negli autogrill, che gelosamente chiudono il circuito mentre potrebbero raccontare le opportunità turistiche che si possono cogliere a 10, 20 chilometri dall'uscita del casello. Sarebbe una sorta di restituzione, dopo che le grandi strade hanno isolato territori rendendo ignaro il visitatore di come poco distante ci siano laghi, chiese, castelli che meritano una sosta. Siamo vittime del troppo che abbiamo e che spesso non riusciamo a raccontare con la necessaria efficacia.
Ma se nell'Italia lunga e stretta sono state sacrificate le province, è chiaro che non c'è volontà di far brillare il particolare. E potremmo anche raggiungere i record di presenze, nel 2017, ma la soddisfazione sarà soltanto quella di uno spot. La costruzione di un progetto è altra cosa.
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