martedì 19 maggio 2020
Domenica mattina Tg Rai con annuncio: «100 anni orsono è morto (sic! ndr) Giovanni Paolo II». Strano modo di celebrare il centenario di una nascita… Come corre il tempo, per i greci pandamátor (divoratore di tutto)! Stesso giorno pagine in memoria, e quasi sempre doppia segnalazione principale: sconfisse il comunismo e difese l’Occidente. Stesso giorno (“Domenicale del Sole 24 Ore”, p. 6) «Pio XII e l’identità dell’Europa»: per Angelo Varni «Pacelli si misurò con i totalitarismi, riproponendo un’idea “cristiana del continente”», ovviamente europeo. Stesso limite interpretativo. Trovo anche tanti elogi dell’uomo Karol, prete, vescovo e Papa in paginate di sistematica “riduzione”, emblematiche quelle del “Foglio” (16–17/5) alle due citate dimensioni: comunismo e Occidente. Di più: su “La Verità” (p. 1) c’è Marcello Veneziani: «A 100 anni dalla nascita come mi manca Wojtyla, papa Magno, non buono... Denunciò il tradimento dell’unione europea», ma fallì: «I suoi appelli furono delusi» e tra altro «fermò l’onda del Concilio Vaticano II, ma senza tornare indietro, alla Chiesa preconciliare». Sempre il Concilio nel mirino... A parte qualche bella memoria – come (“Corsera”, pp. 1 e int) l’intervista di Aldo Cazzullo al cardinale Giovanni Battista Re, «La mia vita con Wojtyla» – nessun accenno a quell’«Aprite le porte a Cristo!», suo primo messaggio che porta con sé la dimensione di fede, la preghiera che lo immergeva in Dio, l’amore a Maria e la disponibilità al confronto con tutti, nella Chiesa e fuori. Troppo poco l’apertura al mondo intero percorso in lungo e in largo. Utilizzare la sua memoria, oggi, per metterlo in contrasto con il papato di Francesco pare un pietoso gioco di “sagrestia”, tanto ignorata per tutta la sua vita da Karol Wojtyla. San Giovanni Paolo II: primo Papa in Sinagoga e primo Papa in Moschea è e resta l’uomo di Dio dello «spirito di Assisi». Oggi Francesco, col proprio speciale passo, cammina anche sulle sue orme!
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