venerdì 23 luglio 2010
"Cattolici in politica"? Roba superata, argomento da rigattiere. No. Ieri ("Stampa", p. 19) finisce l'inchiesta di Luigi La Spina " "I cattolici e il sogno del terzo polo" " che tuttavia pare ancora al punto di partenza e, a parte il "sogno", rivela che il problema esiste. Sì: e da tempo la Cei parla di nuova generazione di laici cattolici in politica, "Famiglia Cristiana" scrive che «la classe dirigente è da ripensare» e poiché "Avvenire" parla di «mele marce» e chiede che «la politica affronti la questione morale» subito ieri "Unità", "Mattino", "Repubblica", "Messaggero", "Fatto", ecc. annunciano " manco a dirlo " "l'attacco" dei cattolici. Allora, ci sono o no, i cattolici in politica? Diresti "ci sono", l'altro ieri, dopo la presentazione in Senato della prossima Settimana Sociale, leggendo che «La Chiesa "cena" con tutti e alla politica chiede riforme» ("Foglio", p. 1), e ("Messaggero", p. 20) un bel pezzo di Claudio Sardo, "La nuova agenda della Cei". Certo che ci sono! " ancora " stesso giorno, di fronte a questo titolo ("Unità", p. 11): «Bersani: Auspico che la Chiesa si pronunci sul diritto al lavoro»! «Sul diritto al lavoro» i cattolici possono esserci, ma su quello alla vita pare di no. Visto che succede un finimondo ("Foglio", ieri, p. 6) se 4 consiglieri del Pd alla Regione Lazio condividono un progetto di legge perché nei consultori si attui finalmente anche la parte preventiva della 194 (che legalizza l'aborto, ma dichiara di tendere anche alla «tutela della maternità»). Dunque qualcuno vuole i cattolici in politica con 'dovere' di voto, ma senza 'diritti' di coscienza? Se sì, sbaglia di grosso.
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