sabato 10 febbraio 2018
Sul “Corsera” (7/2, p. 19) il messaggio di Benedetto XVI che alla richiesta di informazioni sul suo «ultimo periodo della vita» risponde serenamente così: « ... nel lento scemare delle forze fisiche, interiormente sono in pellegrinaggio verso Casa»! Chiarezza piena, e attesa di un passaggio. La morte? Una fine, ma anche un fine. Tutta la tradizione ebraico-cristiana lo dice: morte come «ultimo nemico» che però è già stato vinto, e quindi anche «sorella», che dice una pienezza nuova. Sintesi sottovoce di millenni di fede e anche speranza eterna promessa già in qualche modo posseduta, in «caparra» (Ef. 13, 11 – 14). Come in catena il giorno dopo su “Repubblica” (8/2, p. 36) Michele Smargiassi – «Cara sorella Morte, sei ancora tra di noi» – ripercorre tanta letteratura che nel corso del tempo si è interrogata sul senso del morire, anche qui già in qualche modo «sorella». Grandi orizzonti – basterà ricordare «Che fai tu Luna in Ciel?» – e anche grande cinema. Ripenso alla trama de “Il Posto delle fragole” del grande Bergman, e alle riflessioni dialettiche del lungo viaggio raccontato verso un Nobel conquistato tra l'anziano professore, anche lui «nel lento scemare delle forze fisiche» e la gioventù esuberante dei 3 ragazzi felici che lo accompagnano nel cammino, tra filosofia e teologia, giovinezza che profuma di futuro e vecchiaia che trema e si interroga. Una conclusione? Senza presunzione arrogante: quanto è confortante sempre pensare alla vita e alla morte con la luce della resurrezione promessa e già ottenuta per grazia in «caparra»! Nella scena iniziale del film l'anziano professore si sente già attirato nella sconfitta della sua morte... Torno all'inizio: nella serenità del messaggio del Papa emerito l'amichevole “lieto annuncio”, un evangelo che delicatamente ancora una volta può raggiungere tutti. Grazie, Benedetto!
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