martedì 8 dicembre 2020
In pagina “catechismi”, talora alla rovescia. Ieri su “La Nazione” ambedue le versioni. A p.2 Lucetta Scaraffia, «La confessione al cellulare non è valida», e lì sotto Marco Buticchi, «I sacramenti nell'epoca Web: ma una telefonata salva l'anima». Che dire? Vera la prima, ma in ambedue mancherebbe qualcosa di essenziale. Ci si può salvare l'anima con una telefonata? No. È valida la Confessione al telefono? No! Allora niente da fare? Ancora no! Talora basterebbe un filino di Catechismo, quello vero, e tutto diverrebbe chiaro. Infatti, da sempre si sa che per la salvezza dell'anima occorre la «contrizione perfetta», e cioè il desiderio assoluto della salvezza nell'autentica piena coscienza di essere colpevoli in materia grave. Desiderio di salvezza, coscienza della propria miseria e fiducia nella misericordia assoluta di Colui che è venuto «per salvare e non per condannare»: è garanzia di perdono. Il desiderio? Alla luce dell'avvenuta redenzione, e in particolare nella dottrina di san Tommaso e santa Teresa di Lisieux troviamo una vera «teologia del desiderio». Se alla radice della nostra vita noi “speriamo” qualcosa, allora Dio stesso garantirà che non è una meta impossibile, altrimenti saremmo condannati all'infelicità. In tema ieri (“Repubblica”, p. 24) belle riflessioni sulla speranza a firma di Enzo Bianchi. Altro? Sì, ma l'opposto di una... catechesi. Su “La Verità” (p. 1) Silvana De Mari nel suo “Dizionario” ci rivela a sorpresa che «Nell'Apocalisse c'è la profezia di Chernobyl», e la descrive punto per punto... Una vera e propria “scatechesi”! Ironia della sorte: in pagina proprio lì sotto Francesco Borgonovo – «Pensiero forte» – comunica che da quelle parti «L'unico femminismo che piace è quello silenzioso della Madonna». Che dire? Quello della De Mari, tutt'altro che silenzioso, in redazione non piace. Sarà un'apocalisse?
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