martedì 12 agosto 2014
Urla strazianti al parco Bologna. Che potrà essere mai? Un alterco tra ubriachi, una rissa tra spacciatori, un tentativo di stupro, un'aggressione... I carabinieri della stazione di Viserba, a Rimini, sono pronti a tutto. Come sempre. Ma forse rimangono sorpresi anche loro di fronte a una donna – una brasiliana di 35 anni, senza fissa dimora – accasciata in un lago di sangue, con il corpicino di una neonata a pochi metri. Puoi restare sorpreso, ma essere comunque pronto a tutto. Un carabiniere (ieri il suo nome era ignoto, e pensiamo che lo resterà per sempre) solleva la bimba. Il cordone ombelicale le è già stato tagliato ma la placenta l'avvolge in parte, impedendole di respirare. Forse è istinto. Forse è preparazione specifica. Il carabiniere agisce in fretta e bene. Libera la neonata dalla placenta e riesce a farla respirare e piangere. Pianto al parco Bologna, un pianto di sollievo. Mamma e figlia sono state portate in ospedale. La donna ha dieci giorni di tempo per decidere se riconoscere la piccolina o lasciarla ai servizi sociali, che le troveranno una famiglia pronta ad abbracciarla. Nell'uno o nell'altro caso, una "papà" la neonata ce l'ha già. È l'Arma dei Carabinieri che ieri, con il capitano Ferruccio Nardacci, ricordava alle future mamme in difficoltà di non avere paura né vergogna: «Vi sono strumenti normativi che permettono di partorire in sicurezza e, se questa è la volontà, di non riconoscere il neonato». (Ma in casi estremi si può contare sui carabinieri. Pronti a tutto).
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