domenica 9 luglio 2017

Era il tempo in cui la musica d'autore riusciva a riempire l'etere. Si accendeva la radio e poteva capitare di ascoltare canzoni profondamente diverse dalle solite. Come questa: testo e musica coraggiosamente, ostinatamente, inevitabilmente da
canzone d'amore. Amore per l'umanità. «Cara droga, finalmente sto trovando il coraggio di scriverti… Approfitti di un istante in cui non reggo la mia solitudine, e riempi la mia mente di quei vuoti che riesci a vendermi… Voglio maledirti, raccolgo le forze per gridarti la rabbia che sola posso darti, con l'anima a pezzi ormai… Voglio che ti resti il mio disprezzo, come sola mia eredità!» Siamo nel 1977, e ispirandosi a una lettera di un'adolescente Franco Simone scrive Cara droga: nel Duemila, in Cile, sarà ritenuta canto di un amore tanto necessario e urgente
da spingere il governo a farne l'inno nazionale della campagna per aiutare i giovani a evitare le dipendenze. Oggi l'etere non è ricolmo di musica d'autore, eppure quel grido cantato non si è perso del tutto … E se ne facessimo un inno pure noi? Non è ancora giunta, parafrasando Brecht, l'epoca in cui la fragilità umana non ha più bisogno di poesia. E ci serve anche un po' di semplice poesia cantata, per capire le insidie del vivere.

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