giovedì 27 luglio 2017

Brutta roba, il tempo che passa e ci smarrisce, in fiumi di pensieri e parole che si ammonticchiano dentro, e chissà il senso dov'è finito. Ci vogliono i poeti, per dar voce alle domande dell'anima quando l'anima non trova appigli nell'orizzonte e le sembra che nessuno capisca il suo tormento. Nessuno fuorché un autore speciale, Francesco Guccini, nella sua Canzone delle domande consuete. «…Ancora qui a domandarsi e far finta di niente… Tu lo sai, io lo so, quanto vanno disperse, trascinate dai giorni come piena di fiume, tante cose sembrate o credute diverse come un prato coperto a bitume… Rimanere così, annaspare nel niente, custodire i ricordi, carezzare le età, è uno stallo, un rifiuto crudele e incosciente del diritto alla felicità…».

Ma allora non siamo i soli a sentirci inadeguati a certi tramonti, perennemente incapaci di essere felici: anche Guccini, canta… «Dentro di te aver tutto, ma non il domani… Pronto a dire "buongiorno", a rispondere "bene!", a sorridere a salve, dire anch'io "come va"… Tanti anni e son qui ad aspettar primavera, ancora in pallone…» No, non ci lasciano soli i poeti, che intuiscono la risposta alle domande per tutti consuete: guardare gli occhi dell'altro, col coraggio di chiedergli affetto e condivisione. «Non restare… Stai! Non parlare …Parlami di noi».

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