C'è un porto sicuro per ogni viaggio nel tempo
giovedì 23 novembre 2017

Ieri sono entrato in un bar e ho ordinato un caffè. È un posto che conosco bene, uno di quei luoghi dove si entra spesso e non si notano i dettagli, un po' come se pensassimo di conoscerli tutti. In realtà uno mi era sfuggito, era esposto in bella mostra da qualche mese. Il proprietario aveva fatto un ingrandimento di un'immagine del suo bar, una foto di settant'anni prima. E così, in mezzo al rumore delle tazzine sul banco, facendomi spazio tra gli avventori, mi sono fermato in mezzo alla sala a fissare la gigantografia in bianco e nero. Era rimasto intatto l'ingresso del locale, ma tutto il resto era diverso, quasi come fosse un luogo di un altro pianeta. Il marciapiede davanti alla porta era sconnesso, l'asfalto della strada un po' approssimativo. Sopra all'edificio sostava imponente una grande pubblicità in ferro di una nota marca di gomme. Accanto al bar un traliccio della luce, quasi goffo, come oggi non se ne vedono neanche in periferia. Un filobus stondato accarezzava la curva che ospitava, in una vetrina, ciambelle fumanti. Questo bar lo conosco dai tempi della scuola: era infatti l'unico posto del quartiere aperto di domenica, dove potevamo comprare i panini per le scampagnate del primo maggio da fare rigorosamente sui prati verdi delle nostre giovani vite.
Batto gli occhi, come mi svegliassi da un sogno. «Ecco lo scontrino!», vocia uno dei baristi mentre versa un succo di frutta. Per un attimo mi sono sentito dentro a quello che io chiamo un porto sicuro: un posto che conosco da sempre, che mi permette in un istante di rivivere momenti belli o brutti, ma comunque vissuti intensamente. Ho riguardato la foto e mi sono chiesto se qualcuna di quelle persone, immortalate fuori dal bar negli anni Cinquanta, si fosse mai domandata come sarebbe stata settant'anni dopo. Se sarebbe stata felice delle cose fatte, del tempo impiegato, delle scelte compiute.
Ho pagato, sono uscito e ho fissato il tetto, da cui era scomparsa la pubblicità in ferro. "Sicuramente sì", mi sono detto. Perché la vita è troppo bella per non esplorare, scoprire e sognare. Anche quando si sbaglia.

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