martedì 21 agosto 2018
Segni di tempi nuovi, e anche antichi... Talora certi gesti, e certe parole, ti fanno capire che "c'è qualcosa di nuovo, oggi", ma non "nel sole", bensì anche nella Chiesa... Se per esempio leggi che papa Francesco scherza con i suoi confratelli gesuiti ricordando che un tempo per i preti era di obbligo talare e "saturno", cappello rotondo immortalato anche da Fellini in "La dolce vita" sorridi e ricordi che nel 1960 il Sinodo Romano, pur voluto da papa Giovanni, obbligava la talare, con cappotto o con mantello detto "ferraiolo" e fascia sui fianchi, e tra l'altro proibiva ai preti l'ingresso negli stadi e nei Bar – in latino "thermopolia", capisci e se vuoi sorridi. Cose piccole, forse, ma che dicevano un certo clima anche di controllo e di possibili rimbrotti: farti trovare senza "saturno" in giro era un rimprovero assicurato... Cosette, certamente. Ben altro di nuovo, però, nell'aria più respirabile. "Osservatore Romano" (19/8, p. 7) Giacomo Scanzi, titolo a tutta pagina: «Chiesa santa e peccatrice».
Rievocazione delle dichiarazioni d'amore e di profondità di comprensione del mistero della Chiesa nel linguaggio e negli scritti di Paolo VI, che per essa ha vissuto e di essa e in essa è vissuto fino all'ultimo istante, in quel 6 agosto 1978, giorno della Trasfigurazione, quando, come ha raccontato poi monsignor Pasquale Macchi, la sveglietta accanto al suo letto suonò come a festa nell'istante del suo "passaggio". Chiesa "Santa e peccatrice"...
Qualcosa di nuovo? Certamente! Come ieri ricordo il rettore magnifico del Laterano, monsignor Antonio Piolanti, che durante la sua lezione davanti a centinaia di noi alunni osservava che dicendo queste parole Paolo VI, "sicut Lutherus: in hoc haereticus!" E allora vai a rileggere i tratti della descrizione della Chiesa negli scritti e nei discorsi di Paolo VI e sei persuaso che sì, «c'è qualcosa di nuovo oggi» (e di vivificante), non solo nel sole, ed è bello che sia così...
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