mercoledì 18 giugno 2008
Lunedì ("Corsera", p. 31) un lettore con firma email "nonsapreiproprio" scrive a Sergio Romano indignato per l'incontro di Benedetto XVI col presidente Bush in un Vaticano «ove nessuno è consapevole di quanto sangue coli dalle mani di quell'uomo», e fa bene Romano a dissentire da giudizi così trancianti, scrivendo che il rifiuto papale sarebbe stato offesa a tutto il popolo americano. Vale anche " stesso giorno " per Antonio Polito che sul "Riformista" (p. 1) giudica esagerato parlare di «deriva della democra-zia» per l'impiego di «2500 soldati» in operazioni di sicurezza pubblica come la vigilanza sulle discariche, anche se a farlo sono illustrissimi cervelli. Il buonsenso in pagina fa sempre piacere. Spiace invece ("La Stampa", p. 33) annotare che l'illustre coppia Silvia Ronchey e Luciano Canfora parli di «dogmatismo», nel senso di rifiuto di ricerca e di analisi dei testi, dicendolo identico alla «mentalità della Chiesa». Dimostrano ambedue di non avere la minima coscienza di ciò che nella teologia cristiana di 2000 anni è indicato essenzialmente con la parola «dogma». Capita. Capita anche di sorridere su "Repubblica" (14/6, p. 37: "Chiedilo al filosofo, un consulente esistenziale") leggendo Luciana Sica in dialogo col «filosofo tedesco Gerd Achembach», «inventore della consulenza filosofica» presentata come «alternativa alla terapia». Lui riceve i "pazienti" e li «aiuta a vivere» filosofando: a pagamento. Ci sono da secoli confessori e direttori spirituali, poi sono arrivati psicologi e psicanalisti, ora i consulenti filosofici. I primi funzionano ancora: gratis. Gli altri si pagano. È meglio?
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