sabato 22 marzo 2003
«Il Vaticano e gli alleati sbagliati: Mosca, Pechino, Berlino...». Ieri, p. 3 del «Foglio», tutto fremente per la guerra, grosso titolo con affermazione che in realtà è una domanda. Sono malcontenti perché il Papa non benedice questa guerra. Ma è singolare che non considerino le ragioni di questo rifiuto, ripiegando solo sul fatto che contro questa guerra, insieme col Vaticano, c'è la Russia ex atea, ora ortodossa e ostile a Roma, c'è la Cina atea e rossa che tiene i cattolici fedeli a Roma ancora nelle catacombe, c'è la Germania socialdemocratica di un cancelliere che giurando da premier «ha omesso volontariamente il riferimento a Dio, pur previsto dal cerimoniale», e c'è la Francia di uno Chirac che «non accetterà mai riferimenti religiosi» per la nuova Carta dell'Europa. Hanno il fiato davvero corto, e a Malpelo pare soprattutto che non capiscano la differenza di fondo tra due realtà con nomi simili, ma contenuti diversi: la convenienza e la convinzione. Non sempre, almeno dai tempi di Giovanni Battista, e fino a Giacomo Matteotti e Martin Luther King, la volontà di mantenere una profonda convinzione sta insieme con le proprie convenienze. In Vaticano - Malpelo ne è certo - la distinzione è ancora viva e forte: se l'alleanza è quella giusta, gli alleati da quel punto di vista non sono sbagliati. Solo il cinismo, che conosce il prezzo di tutte le cose e il valore di nessuna, mette sempre e comunque la convenienza al posto delle convinzioni di coscienza. E chi conosce anche solo un po' Giovanni Paolo II sa che il cinismo in questo Vaticano non è di casa.
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