sabato 12 maggio 2018
«Chiedi alla polvere», non è solo il capolavoro di John Fante ma anche la tragica sintesi della breve storia di Edoardo Bortolotti. Un talento del calcio anni '90, il difensore del Brescia di patron Corioni, frenato dalla cocaina e poi ucciso dalla pubblica ottusità. Edo da Gavardo, il paese a un passo dal lago di Garda, veleggiava libero e bello sulla fascia destra. Quelli del Brescia, nelle notti magiche dei Mondiali d'Italia, gli fecero un contratto da 200 milioni. Gliene avrebbero dati molti di più alla Roma, dopo che lo avevano visto sfrecciare anche in azzurro con l'Under 21 di Cesarone Maldini, ma l'antidoping lo trovò positivo alla coca. Nella polvere delle stelle s'era rotolato nei giorni dell'abbandono, per infortunio. Il secondo stop per squalifica, 12 mesi, lo mise ko. Al rientro non era più lo stesso. Scivolone nel dilettantismo, dimenticato in fretta anche da chi gli aveva pronosticato un futuro da campione. «Di notte spesso lo sentivo piangere nella sua stanza, allora con suo padre ci alzavamo e cominciavano a farlo passeggiare di sotto, in giardino...», ricorda mamma Rita che avrebbe tanto voluto spazzare via quegli incubi dalla testa di Edo che invece mollò: il 2 settembre 1995 si gettò dal terzo piano. Prima di andarsene, lasciò detto: «Il calcio è pieno di individui spregevoli. Attirati come mosche, arrivano, sporcano e se ne vanno». Nessuno lo ha ancora smentito.
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