sabato 19 marzo 2022
Dopo Bonifacio VIII e un Giubileo con due Papi, due Giubilei con un Papa solo, Bonifacio IX. Per la verità di Papi insieme ce n'erano stati anche 2 o 3 al tempo dello Scisma d'Oriente: papi e antipapi assortiti. Il Giubileo del 1390 fu di due Papi. Lo indisse Urbano VI con una Bolla che decideva di ripeterlo ogni 33 anni a partire dal 1390, ma lui morì a fine 1389 e la cosa toccò a Bonifacio, che ebbe il numero 9. Si chiamava Perrino Tomacelli, era napoletano e aveva 39 anni. Urbano, suo parente, lo aveva fatto cardinale a 30 anni. Così di lui il celebre Gregorovius: «Bello, alto, robusto, uomo profondamente incolto, ma nato al comando». Un passo indietro. Erano tempi duri: ad Avignone i cardinali francesi avevano eletto Roberto da Ginevra, col nome di Clemente VII e due Papi cui pagare le tasse erano troppi per tutti, Re e principi spingevano per farli riconciliare. Macché! Ne arrivò anche un terzo, spagnolo, Pedro De Luna, alias Benedetto XIII: liti, guerre, sommosse, ripicche di tutti contro tutti. Appena eletto Bonifacio IX confermò il Giubileo per il 1390 in arrivo, che segnò l'ingresso ufficiale di Santa Maria Maggiore tra le quattro basiliche. Andò benissimo, nonostante il boicottaggio di francesi, spagnoli e catalani e l'antipapa che scomunicava chi cercava l'indulgenza a Roma. E Bonifacio? Inventò la teleindulgenza, nel senso che anche chi non andava a Roma, se faceva un'offerta ai banditori che andavano in giro a nome suo, Papa di Roma per tutta l'Europa, aveva la “Perdonanza”. Un successone! Arrivarono più soldi che pellegrini, ma cominciarono i brontolii del Nord contro “la vendita” delle indulgenze: 127 anni dopo se ne occuperà un certo Lutero. In ogni caso osti e albergatori a Roma erano contenti. Ma per il resto a Roma un disastro: risse, disordini, rivolte. E Bonifacio scappava di qua e di là, anche fuori Roma, e a Roma durante le burrasche si asserragliava a Castel Sant'Angelo. Con continue trattative nel 1398 trovò un accordo con la città, e come prima ricompensa ricordò che Bonifacio VIII aveva stabilito il Giubileo ogni 100 anni: il 1400 arrivava a puntino, e non c'era neppure bisogno di una Bolla di indizione: valeva quella del 1300. Fu un “pienone”, con l'entusiasmo recuperato. Arrivarono anche i francesi, ma Roma restò turbolenta: i soliti Colonna ogni tanto assediavano il palazzo e lui scappava a Castel Sant'Angelo. In pieno Giubileo (14 maggio) li scomunicò solennemente – lo “schiaffo” restituito con gli interessi – e chiamò a Roma il re di Napoli. Ladislao. Quello fu anche il Giubileo dei Bianconi, o Battenti, un movimento di popolo e di nobili che partendo dalla Provenza arrivavano a Roma pellegrini, facendo del viaggio una penitenza continua al grido di «perdonanza e misericordia». Sulle prime Bonifacio diffida, e vieta le compagnie e i viaggi, poi cede, conquistato dalla folla e dalla commozione delle penitenze: a San Pietro, davanti a 120mila persone, con re e principi, fa mostrare il velo della Veronica per «perdono di colpa e pena», e stabilisce in 9 giorni il periodo di penitenza: è l'invenzione della “Novena”! Tutto bene? Macché: scoppia la peste, e Roma si fa di nuovo deserta. Lui continua con gli affari per la sua famiglia e con le offerte in cambio dei pellegrinaggi per le indulgenze, tariffate a seconda delle distanze e oltre al Tevere arriva a Roma un altro fiume: di danaro. I malumori furono tanti, però, e lui nel 1402 revoca le indulgenze comprate, ma i soldi rimasero dove erano affluiti: si dice che il mare non restituisce le acque. Morì il I ottobre 1404 e fu seppellito in San Pietro, ma per lavori successivi la sua tomba fu smarrita. Un brutto epitaffio glielo ha scritto il Gregorovius: «La cupidigia lo tormentò fino sul letto di morte». Quel Giubileo fu anche appesantito dalla peste. Domanda lecita: più peste la peste, o più peste Bonifacio?
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