domenica 11 gennaio 2004
E' morto Norberto Bobbio: pagine e pagine sui giornali. Bello, sul "Riformista", il titolo per la rievocazione biografica messo come sulla sua bocca: "Un grande del secolo? Esageruma nèn". "Non esageriamo", in piemontese stretto. Dieci anni fa gli chiesi un contributo su fede e laicità per "Il Bianco & il Rosso", mensile di cultura e politica, e lui rispose con una lettera a mano, inchiostro nerissimo, pennino grosso e grafia fitta e minuta, per declinare l'invito scusandosi, e manifestando grande rispetto per la fede. Proprio sul tema ieri, prima del "Corsera", preciso e vero Claudio Magris: "Norberto Bobbio, ovvero il significato di essere laici" non nel senso stupido in cui viene correntemente usata questa parola, quasi significasse l'opposto di credente o religioso. Bobbio ha insegnato che laicità non è un credo filosofico specifico, ma la capacità di distinguere le sfere delle diverse competenze, ciò che spetta alla Chiesa da ciò che spetta allo Stato, ciò che appartiene alla morale da ciò che deve essere regolato dal diritto, ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è oggetto di fede, a prescindere dall'adesione o meno a tale fede". Perfetto, ma qui e ora, in Italia, questa è ancora una lezione inascoltata. E si scrive di "cattolici" contro "laici", politica "cattolica" e politica "laica", leggi "cattoliche" e leggi "laiche""E ancora si intende "clericali" e "atei", tradendo ambedue i termini. Era cristiano Gesù Cristo? Eppure la sua risposta su Dio e Cesare indica il dovere della laicità come metodo, quando si tratta di materie miste come il tributo a Cesare nel tempo in cui Cesare era divinizzato"A Bobbio "pace", nella vita eterna!
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