martedì 2 dicembre 2014
Mi secca assai quando mi presentano come “opinionista”. Posso capire un dibattito, un confronto di idee, di posizioni, di opinioni dunque; ma a parlar di calcio - una partita, un gol, anche l'azione più semplice - dovrebbero invitare o mandare solo i competenti. Il calcio - come l'aritmetica - non è un'opinione. Anche se esistono - e io li colleziono da decenni - i Poeti del Gol, i Fantasisti, i Geni Sregolatissimi, alla base del gioco del calcio c'è sempre Euclide, come (mi) diceva Brera. Il quale fra i vari “mitici” sceglieva Capello perché «nonostante abbia pochi mezzi... ha notevole senso euclideo». Al fianco di Fabio - l'Uomo Che Sconfisse l'Inghilterra e l'inventore del modulo “Nove-Uno” - aggiungerei giocatori/tecnici del passato come Bernardini (campione multiforme, tattico sopraffino, innovatore storico) e del presente come Ancelotti Dituttodipiù. Personaggi che non hanno mai trattato di calcio solo a forza di moduli com'è stucchevole moda d'oggi, in base alla quale giocare “a tre” o “a quattro” è una sorta di scelta mistica, inderogabile, indispensabile. Salvo ripensamenti: mi ha stupito Roberto Mancini, l'altra sera, quando ha condiviso con gli “opinionisti” il concetto che con l'Inter ha vita dura perché Mazzarri l'ha costruita “a tre” mentre lui la vuole “a quattro” e i giocatori non sono adatti e dunque non è escluso che torni a farli giocare “a tre”. Diomio, è calcio questo? Quando Pirlo con una “maledetta” che procura un rigore e una botta assassina allo spirar del tempo “mata” il Toro, a che modulo s'ispira? E Pjanic, con due gol del tutto diversi salvo che per efficacia, da che pagina del Modulario del Calcio avrà tratto ispirazione? Ma lasciamo perdere gli abilissimi tiratori di punizioni che i competenti dell'ultim'ora accostano tutti al Juninho Pernambucano che per una Foglia Morta alla Mariolino Corso avrebbe pagato chissacosa; parlano di calcio, costoro, eleggendo Re delle Punizioni Sinisa Mihajlovic, che ho visto all'opera e apprezzato, o lo stesso Pirlo, dimenticando tale Amarildo che - rivelava Carniglia - indossava scarpette “di seta” affinché con le nocche delle dita dei piedi potesse indirizzare il pallone dove voleva. Alle magie di questi prestipedatori (brerismo...) possiamo accostare i gol esaltanti qualità tecniche e fisiche, di solito fughe palla al piede da area ad area concluse con gol belli e terribili, come di recente Tevez, con ricamo finale, e domenica il granata Peres, evocatore di un artista in via di estinzione, l'Ala, al quale si richiama anche il più geniale dei romanisti, quel Gervinho cui Garcia perdona cento errori perché sa che ne trarrà almeno venti bellissimi e pesantissimi gol. Se gli Opinionisti continuano a dirvi che il calcio italiano è moribondo, non dategli ascolto: la qualità non la fanno solo i soldi che permettono l'acquisto di favolosi crack ma piuttosto la competenza e il fiuto dei talent scout che scoprono campioni e prima o poi troveranno frutti preziosi anche nei nostri giardini, pur se pesano assai - sulla qualità dei giovani calciatori - gli antimaestri ginnasiarchi delle scuole calcio che ignorano Euclide e i Poeti e hanno studiato solo il Sacchismo nato con il Berlusconismo.
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