domenica 8 novembre 2015
Una lezione di vita che per una volta arriva dal mondo, troppo spesso poco "corretto", del calcio. Quello giocato non davanti alle telecamere ma "vissuto" in un campetto di periferia – a Brescia per la cronaca – dove i rivali sono i vicini di casa e i tifosi i genitori che applaudono sugli spalti. Protagonisti un bambino di undici anni e il suo allenatore. Alle prese con un problema spinoso, risolto con una buona dose di ironia. Il ragazzino, a causa di un attacco di alopecia, ha perso completamente i capelli e in dieci giorni si è ritrovato calvo. Uno choc per lui e per la sua famiglia. «Solo su un campo da calcio mio figlio toglieva la cuffia» racconta la mamma al Giornale di Brescia.Ma è proprio sul campo di gioco, dove sarebbe dovuto tornare a sorridere, che il bambino soffre di più. Durante una partita viene preso di mira dagli avversari coetanei che gli gridano "pelato". Il ragazzino scoppia in lacrime e non vuole più giocare. Chiede di uscire dal campo, vorrebbe andare a nascondersi. Ma l'allenatore non ci sta. E costringe il piccolo calciatore a non mollare. Nessuna sostituzione, le sfide vanno affrontate sino in fondo. Finita la partita arriva la svolta, il gesto di solidarietà che vale più di mille parole. L'allenatore prende il rasoio e si rasa i capelli a zero. Adesso anche lui è un "pelato" ma non per questo è meno bravo. «Anche senza capelli si può vincere», dice sfoggiando il migliore dei suoi sorrisi.
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