venerdì 20 dicembre 2002
Ieri il "Mattutino" di Ravasi, qui in prima pagina, citava una frase di Edmond Goncourt. Eccola: "Quando l'incredulità diventa una fede, è meno ragionevole di una religione". Veniva a proposito: domenica su "Repubblica" c'era una riflessione di Beniamino Placido: "Dio è con noi e dunque contro di loro". Si divertiva con gran gusto, Placido, come sempre, ma pareva dare per scontato, pur citando altri, che le religioni come tali, e in particolare quelle monoteiste, sono per natura all'origine di ogni persecuzione nella storia. Attratta dalla necessità di conservare la sua purezza, la religione monoteistica riconoscerebbe solo se stessa, negando ogni realtà altra e sentendosi spinta da Dio stesso ad annientarla. Ci scherzava un po' sopra, Placido, ma consentiva. Sommessamente, e tra amici: è davvero così? Da dove, allora, le persecuzioni in nome dell'ateismo? Dal "Terrore" del 1789 a Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot? E le persecuzioni in nome del politeismo pagano? Il bigottismo è anche ateo, e pagano. Forse la radice di ogni persecuzione, che nega il diritto dell'altro ad essere altro, è nell'egoismo, culto di sé fino al disprezzo altrui, che si afferma anche schiacciando l'altro come tale. E ancora sommessamente: se c'è una religione in cui Dio e il prossimo, tutto il prossimo, senza eccezioni, sono messi sullo stesso piano, per cui è bestemmia dire di amare Dio e odiare il prossimo, questa è proprio quella cristiana" Dare la colpa alla religione è sport praticato in massa, in pagina, ma è cosa seria? Forse no. Da amico: pensaci, Beniamino!
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