venerdì 26 novembre 2021
Una regola non scritta dice che se conosci persone "belle", devi tenertele strette. Sono quelle che vedono spiragli di luce nel buio più nero, che sanno ascoltare, che chiedono: come stai? e poi aspettano la risposta. Se ne trovano, se ne trovano. Leggevo di Chris Froome, il campione di ciclismo nel cui palmarés ci sono quattro Tour, un giro d'Italia e una Vuelta, la corsa a tappe spagnola. Malgrado gli infortuni e i 36 anni, tanti nel suo sport, ha deciso di continuare a correre: la bici, spiega, è fantastica, «pedalare è un mestiere bellissimo». Certo, lui ha fama, successo, denaro, ma la fatica è fatica e ti stronca se la subisci soltanto. La differenza la fa passione e il modo di affrontare le avversità: se le sai vivere, allenano al bene non solo i muscoli, a partire dal cuore, ma anche la mente. Vale a ogni livello. Vicino a dove lavoro c'è un bar con il dehor. Il giovane dietro il bancone ha una malattia cronica e si alza prestissimo, ma non si lamenta mai. Tanto da fare per lui significa altrettanta allegria. «Ieri ho dovuto preparare cinque caffè per volta, mi sono divertito. Il mio mestiere è il più bello del mondo». Io, se posso, mi fermo da lui, specie quando il giorno gira storto. Una volta glielo dico: il suo sorridere alla vita è una scuola di meraviglia.
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