domenica 30 settembre 2018
Il redattore finale del libro di Daniele ha inserito nel terzo capitolo del suo libro il cosiddetto "cantico dei tre fanciulli", o "cantico delle creature" (Dn 3,57-90). Con un atto di creatività veramente notevole egli ha interrotto l'andamento narrativo della vicenda dei tre ragazzi ebrei gettati vivi nella fornace perché non si erano piegati all'idolatria, non avevano cioè adorato la statua d'oro che Nabucodonosor aveva fatto erigere. Nel suo intervento redazionale il compositore finale del libro presenta i tre ragazzi tranquillamente a passeggio attraverso il fuoco mentre passano in elenco i più svariati elementi creati: dai monti alle stelle, dai ghiacci ai mari, dagli uccelli ai venti, non escludendo i figli dell'uomo e gli animali. Questa lode spensierata e grata parte dal cuore ed esplode sulle labbra perché vi è nei tre giovani una fede molto robusta e chiara che professa questa verità: il Dio che ha creato tutti gli elementi li domina e governa affinché i suoi fedeli non ne vengano danneggiati. Il creato viene avvertito dai tre ragazzi come un immenso coro che può passare dalla potenza all'atto benedicendo il Dio creatore. Forse la loro sensibilità spirituale era tale da percepire già negli elementi cosmici l'armoniosa benedizione indirizzata al creatore. Nella bolla d'aria calda dell'indifferenza religiosa fa bene sentire il complesso di voci del creato che ripete il suo canone: benedite il Signore.
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