venerdì 20 luglio 2012
Bella sorpresa ("Corsera", 18/7, p. 33: "Severino: educare alla verità") leggere che per Emanuele Severino occorre «ripensare il destino dell'uomo per opporci al nichilismo» e, stesso giorno, trovare l'elogio del libro "Contro gli idoli postmoderni" del teologo Pierangelo Sequeri (Ed. Lindau) su "Repubblica" (p. 54). Se infatti c'è un quotidiano in cui tanti idoli postmoderni paiono da decenni insieme inseguiti e suggeriti è proprio "Repubblica". Vuol dire che "talora" anche… il cattivo Omero "si sveglia". Più sorpresa che mai però ieri ("La Stampa", p. 1 e all'interno: "Una strada per un esito condiviso") leggere Vladimiro Zagrebelsky che – richiamando la nostra Costituzione – avverte il lettore della necessità di prendere atto che è certo essenziale rispettare i diritti di tutte le persone, anche di «vivere liberamente una condizione di coppia, ottenendone – nei tempi, nei modi e nei limiti consentiti dalla legge – il riconoscimento giuridico», ma «non c'è omogeneità tra il matrimonio che la Costituzione richiama e l'unione omosessuale». E già. Nel cervello di chi ragiona senza farsi trascinare da fobie e antifobie ideologiche e nevrotiche, la distinzione tra il matrimonio tra un uomo e una donna e ogni altro tipo di convivenza è chiara e non consente equivoci. Dunque interessante sorpresa, nonostante qualche ragionamento che resta in zona d'ombra, ma anche una curiosità malignetta. Sarà mai possibile leggere un giudizio preciso, come questo di Vladimiro Zagrebelsky, anche su "Repubblica", dove spesso si leggono solenni pensieri pure firmati Zagrebelsky, anche se il nome è diverso? No, perché lì la musica suonata è sempre tutt'altra. Ieri infatti leggevi (p. 32), firmata Stefano Rodotà la richiesta opposta, e questo fin dal titolo: "Nozze gay". "Nozze"! Appunto... Gli "equivoci" su "Repubblica" non sono solo "consentiti", ma consacrati.
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