venerdì 14 gennaio 2022
Ci sono storie e leggende che hanno avuto in passato grande corso nelle narrazioni popolari, e di cui oggi non si parla più, o quasi. Mia madre, seconda elementare, nell'Umbria in cui sono cresciuto, conosceva benissimo le sventure di Genoveffa di Brabante, di Ginevra degli Almieri, di Pia dei Tolomei (ma sapeva a memoria brani del popolare poemetto ottocentesco del Sensini, non i versi di Dante) ma soprattutto venerava, come molte sue amiche, la memoria di Beatrice Cenci, la cui tragica storia, raccontata tacendone, ma lasciandole intuire i particolari più impressionanti, mi fu nota sin dall'infanzia, e confermata dalla visione, una domenica del tempo di guerra, in una sala strapiena di famiglie contadine venute in paese per vederlo, di un film diretto da Guido Brignone, una delle tante opere che hanno raccontato Beatrice. Per esempio, ancora in cinema, l'ottimo Freda; in teatro Shelley, Artaud, Moravia; in letteratura il più grande di tutti, Stendhal, in una asciutta e indignata "cronaca italiana", ma anche Slowacki, Guerrazzi, Dumas padre... E ne dimentico. Ed è noto che Caravaggio, contemporaneo di Beatrice, fu fortemente impressionato da quella vicenda. In breve, per chi la ignora: Francesco Cenci, un nobile romano dissoluto e violento, ma ricco e ben visto per questo dal papa, considerò moglie figlia figli come oggetti a sua disposizione, anche sessuali, fin quando la seconda moglie e Beatrice, che probabilmente dovette sopportare le sue violenze e che aveva allora sui vent'anni, aiutate da uno o due servi nel lontano castello in cui Francesco le aveva confinate, non lo uccisero simulando un incidente. Furono processate e decapitate a Roma davanti a Castel Sant'Angelo, nonostante il popolo romano fosse tutto dalla loro parte.
Beatrice fu sepolta in San Pietro in Montorio, un luogo caro a Stendhal che, se ben ricordo, partì da lì per raccontare la propria biografia nella Vita di Henri Brulard. Beatrice la parricida è rimasta per tanti e per secoli un mito, frequentato non solo da grandi artisti, ma soprattutto da generazioni di donne che l'hanno considerata come una loro eroina, ché gli abusi maschili e il femminicidio hanno una lunga storia... Tra altre immagini appese sulla mia libreria, ha da sempre posto la cartolina che mostra un'angelica giovinetta, il ritratto che di Beatrice fece Guido Reni. Forse non è vero, ma questa è stata per secoli la vox populi.






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