giovedì 30 luglio 2015
Scelte scriteriate, e perciò falsificanti la realtà. Su “Italia Oggi” (28/7, p. 14) lamento affannato di Gianfranco Morra: «Bergoglio colpisce la proprietà privata come il male»! Leggi e vedi come quell'«il» dice la ferita sopportata eroicamente dall'articolista: non «un» male, ma «il» male! La lingua batte, e il dente duole… Segue inizio da saltimbanco: «Per mezzo secolo sono stati quattro. Poi d'un tratto sono scomparsi. Ora ritornano, ma sono diventati cinque. Ai 4 guru del comunismo se n'è aggiunto un altro: Francesco», Bellissimo, vero? E didatticamente disposto alla (s)piegazione, piegata prima, però, all'insulto di ciò che ha scritto il “Foglio” (25/7), con questo titolo beffardo: «Il Papa è comunista»! Segue elenco: «Dopo, e sopra Marx, Engels, Lenin, Stalin ecco il Papa venuto dalla fine del mondo». Domanda: con cervelli come questi, che partoriscono tali allucinazioni vale ancora la pena di dialogare? Risposta: forse no. Le nostalgie talora sono peggio dell'ergastolo, ti tolgono la ragione di pensare, che al massimo funziona a intervalli. Se si tratta di capire quello che sostengono, per ordine di citazione, Ferrara, Cacciari, Sofri – e poi con accorte distinzioni – Fazio (Antonio, non Fabio), Lottieri e Matzuzzi allora qualche segno di vita intellettuale c'è ancora. Ma se si tratta di comprendere Chiesa, Papi, fede e storia siamo a zero, toccato in pieno da Morra con questo botto finale: «Mai (Francesco) discute le verità tradizionali della Chiesa… mai nega la morale tradizionale, preferisce aprirsi benevolmente alle condotte anticristiane del momento». Ecco a voi dunque: sul palcoscenico di nostalgie double face un Papa «marxista» e «benevolmente anticristiano»! “C'era una volta” qualcuno con fama di intelligente. C'era, ora appare ridicolmente, e volontariamente, incapace di ascoltare. E perciò di intendere.
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