sabato 5 dicembre 2015
Il primo Natale che io ricordi fu nella grande casa di nonna Ida a Borgo Valsugana. Nella sala grande, che non si apriva quasi mai, un alto abete portava candele rosse con piccole fiamme che si piegavano ad ogni movimento dell'aria. Qualcuno nascosto dietro una tenda suonava il violino e io, immaginando fosse un angelo, trattenevo il respiro per non disturbare. La mia mamma era lontana e il mio papà in prigione, ma io avevo la nonna e quell'angelo che suonava per me.A 5 e 6 anni mia sorella Lucia ed io eravamo già a Roma in un appartamento al quinto piano davanti alla cupola di San Pietro, tanto vicina da sognare di abbracciarla in tutta la sua maestà. Due settimane prima di Natale scoprivamo un certo nervosismo nei nostri genitori che si erano proposti di fare un grande presepio senza dimenticare la tradizione nordica dell'albero, che nella Capitale nessuno allora faceva. Lo stipendio di papà non permetteva l'acquisto di cose nuove, ma tutto poggiava sull'inventiva dei nostri genitori che lavoravano ai loro progetti dietro un paravento, aperto solo la notte di Natale.Mentre a nostro padre competeva la parte artistica dell'insieme, a mamma, più giovane e più agile, toccava fermare al muro il firmamento nel quale aveva ritagliato un cielo di stelle e una splendida mezza luna. Su questa in verità c'erano tra i due alcune discussioni perché poteva sembrare una bandiera dell'islam. Le montagne, alle quali nostro padre non avrebbe mai rinunciato, si ergevano sullo sfondo alte e rosate come le sue dolomiti, mentre alla mamma veniva concesso uno spazio di sabbia che lei riteneva più adeguato alla terra di Palestina.La capanna del Messia con Maria e Giuseppe prendeva ogni anno forma diversa, dato che era composta da carta d'impacco sulla quale era incollata la sabbia del mare. Poi una notte, d'improvviso, tutto diventava vero appena un angelo illuminava la grotta con la luce di una candela e i nostri genitori ci insegnavano a comprendere come si potesse dire davanti a un bambinello di cartapesta, secondo l'epistola agli ebrei: «Tu hai creato i cieli e la terra, tu te li togli come un mantello, ed essi saranno mutati come una veste». E noi, non si sa perché, ci sentivamo immerse in un'onda di pace e di gioia.Oggi permettiamo che si tolga alla fantasia e alla tenerezza dei nostri figli il sogno sereno di un cielo di stelle e il sorriso di un bambino che aveva promesso di amarli per sempre.
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