sabato 9 giugno 2012
      Ero molto giovane quando dalla mia finestra mi sembrava di poter toccare con una mano la cupola di San Pietro che avevo di fronte. L’appartamento che abitavo con la mia famiglia era al quinto piano di un grande complesso color senape dove i balconi estremamente piccoli sembravano un errore della costruzione. C’era solo il posto per una sedia e quando, tra un compito e l’altro, mi concedevo un tempo per la fantasia era questo il luogo dove mettevo ali alla mia vita. Forse la capacità, sempre presente ai miei giorni, di opporre alle realtà negative del momento qualcosa di positivo che la mia mente mi suggeriva, era la ragione di quella nota che trovavo alla fine dei miei compiti di italiano che diceva : «Buono, ma fuori testo, troppa fantasia». La vita poi mi ha insegnato che si può trovare anche nei tempi che si presentano come del tutto negativi qualcosa che ti insegna a crescere, ad essere migliore, non solo nei sogni. Oggi siamo colpiti dal disastro di questo terremoto e non ne sappiamo vedere la parte positiva che se ne potrà avere nel futuro. Il coraggio e la volontà di ripresa di questa popolazione emiliana è già un esempio e forse per qualcuno una sorpresa, ma certo lascia un senso di orgoglio di avere sulla nostra terra gente così. I volontari, la parte migliore dei nostri giovani, e anche dei meno giovani, che continuano a portare aiuto sotto ogni forma a chi è più colpito, ci ricorda che vive accanto a noi una generosità che non ha sempre voce, un altruismo che mette in ombra altre realtà negative dalle quali ogni giorno siamo colpiti. Quando lavoravo con mio padre ed era mio dovere mettere in risalto le notizie dei giornali del mattino, a volte gli nascondevo le polemiche negative nei suoi confronti. Se ne accorgeva naturalmente e mi diceva che bisogna accettare l’umanità nel suo insieme, nel bene e nel male, e soprattutto saper vedere la volontà di bene anche in coloro che non sanno esprimerla con fatti o con parole. Essere positivi nei confronti della vita non serve solo a noi stessi o a chi ci sta vicino, ma per quello scambio misterioso, come nelle vie della preghiera, dove i nostri pensieri di bontà, quando una debolezza non ci permette altro, avranno il valore di una mano tesa, di un moto di coraggio, il calore di un sorriso. Quando il comunismo imperava in Unione Sovietica e in altre parti del mondo, insegnavo a dei bambini a pregare per chi soffriva ingiustizia, certa che qualcosa dei loro pensieri innocenti avrebbe mitigato le sofferenze e chi era in prigione si sarebbe sentito meno solo. Anche oggi , come in altri tempi della nostra storia, la vita ci chiede fiducia, determinazione, forza nell’affrontare il presente e il futuro. Siamo noi che costruiamo i giorni e le notti del mondo, prendiamone atto senza lamentarci per i sacrifici che tutto questo ci pone davanti e non accusiamo sempre altro al di fuori di noi che tesse il nostro destino.
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