mercoledì 2 settembre 2020
Capitolo1: il professor Terranova accompagna la scolaresca al «Museo dei grandi viaggi di avventura». Una guida spiega che cosa c’è di sala in sala. I ragazzi fanno le domande stupide che i ragazzi sanno fare. A un certo punto, la guida fa partire una registrazione che fa sembrare di essere sulla Beagle, la nave con cui Darwin compì le sue esplorazioni. Il più immedesimato di tutti è Terranova, che (Capitolo 2) rivive in proprio le gesta di Darwin, antropologo e naturalista. Capitolo 3: il professor Terranova ascolta le spiegazioni della guida e si trova nei panni di Giovanni Belzoni, l’archeologo italiano che nel 1816 fece importanti scoperte nell’Egitto dei Faraoni. Pausa nella Caffetteria del Museo (Capitolo 5). Il professore sfoglia il catalogo del Museo ed eccolo (Capitolo 6) dentro il Grand Tour settecentesco, in compagnia di Horace Walpole e di Thomas Gray. Capitolo 7: Terranova fa una lunga sosta in bagno. Quando ne esce, dimentico del tempo trascorso, si ritrova sull’Isola di Robinson Crusoe (Capitolo 9). Questi sono i primi capitoli del romanzo di Gianluca Barbera, Il viaggio dei viaggi che prosegue per altri nove (Solferino 2020, pagine 272, euro 17). Romanzo? In realtà, di romanzesco ci sono soltanto i brevi raccordi tra un capitolo e l’altro, che imbastiscono la storia fragilissima della visita al Museo, desolatamente pretestuosa. Ogni capitolo riassume le avventure di illustri viaggiatori – Darwin, Magellano, Marco Polo… – ma la pretesa romanzesca confonde il lettore messo in condizione di non distinguere tra gli elementi storici e la modesta fantasia dell’autore. Le fonti? Sono indicate alla rinfusa nel breve elenco finale di letture che comprendono i Giornali di bordo di James Cook, l’Odissea, La tenda rossa di Umberto Nobile, il programma televisivo Ulisse: il piacere della scoperta. La narrazione non sembra il frutto di ricerche troppo approfondite. Per esempio, le nozioni del Capitolo 4 si trovano organizzate nella voce Giovanni Battista Belzoni in Wikipedia, che descrive i viaggi archeologici dell’esploratore padovano (1788–1823), la sua rivalità con Bernardino Drovetti, e non trascura particolari come il «prezioso anello con topazio» che gli regalò lo zar Alessandro I. L’autore precisa «che questo romanzo è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti realmente accaduti o a persone esistenti o esistite è puramente casuale o rielaborato secondo le esigenze della finzione narrativa. In particolare, il capitolo intitolato Allunaggio è del tutto inventato, anche se ispirato a un fatto realmente accaduto». E qual è il fatto realmente accaduto? Certamente lo è la discesa dell’uomo sulla Luna, e dunque il capitolo non è «del tutto inventato». Ma gli astronauti Aldrin, Armstrong e Collins sono mai stati al ricevimento organizzato per loro da Gina Lollobrigida, oltretutto con la presenza di Claudia Cardinale? Potrebbe anche essere successo. A furia di mescolare il reale con l’inventato, il lettore, e forse anche l’autore, non si raccapezza più. Il dubbio che attraversa tutto il libro rimane.
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