martedì 28 aprile 2009
Rimanendo in ambito un po' psichiatrico, già frequentato nei giorni scorsi: c'è chi pare vivere all'unico fine di sparare su Papa e Chiesa, e così l'ovvia libertà di critica diventa mania. Sabato ("Repubblica delle Donne", pp. 68/70: "Kennedy, una cattolica contro il Papa") l'intervista a Kathleen, figlia di Bob che parla dei problemi del mondo intero, ha quel titolo solo perché in una riga e mezzo leggi che «il fatto di essere cattolica non le impedisce» di avere un paio di opinioni diverse da quelle espresse dal Papa. Cacciatori di farfalle: retìna sempre in mano! Vizio diffuso però. Stesso sabato, "Foglio" (Suppl. p. I, "La teologia dei coleotteri") sempre in tema di quasi farfalle, un'intera pagina demolisce giustamente " e i lettori di Malpelo sanno bene perché " il recente libro di Augias e Mancuso, descritti come «un ateo erudito e un paleocristiano che sbattono le ali nello stesso barattolo di vetro». Perfetto, ma con fissazione che torna ogni tanto, non rende onore alla verità dei fatti e delle persone e neppure all'intelligenza di chi scrive certe cose: quella di insistere nel presentare Vito Mancuso, con le sue evidenti deviazioni dalla sostanza della fede cattolica, come «perfetto discepolo di Carlo Maria Martini». Falso, e con unica ingiusta base: una lettera privata del cardinale, che paternamente metteva in guardia Mancuso anche da certi suoi evidenti errori e deviazioni sulla fede, presentata poi come prefazione a un libro. Martini non protesta, da vero discepolo di qualcun Altro, ma approfittare della cosa è fissazione ingiusta che sbatte le ali in un diverso barattolo"
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