sabato 28 marzo 2009
I bambini nel mondo. Senza saperlo sono diventati i protagonisti dello scenario della nostra epoca. Al di là delle scoperte nel campo delle scienze, al di là di un rivolgimento sociale non programmato dalla politica, ma dalla causalità di una sferzata mondiale dell'economia, c'è questo inaspettato esercito di bambini. La loro pelle ha tutti i colori delle razze umane, la loro anima ha imparato cosa sia la durezza, la violenza, la non verità per sopravvivere al mondo degli adulti. Bambini negli eserciti, bambini che vivono con le armi, che rubano senza rimorso, che non sanno quale sia il peccato o il diritto alla vita per sé e per gli altri. Bambini usati e perduti per sempre che non hanno conosciuto l'innocenza, la serenità, la gioia.
Quale sarà il castigo per chi approfitta di loro, per chi insegna loro che il mondo è una selva dove le belve non sono animali? E cosa possiamo fare noi che viviamo nelle nostre case per far nascere in quelle creature un po' di speranza? Per aiutare quelli che muoiono ancora oggi nei deserti senza acqua, o quelli che sopravvivono facendo giustizia da sé, rubando a chi non li vede e non ha tempo per ascoltare le domande di chi è senza voce nella nostra società. Inviare qualche denaro a quelle associazioni che si occupano di quei disperati della vita non ferma il fenomeno. È una goccia appena utile, ma non sufficiente.
Forse siamo chiamati a nome di una umanità comune a qualcosa di più, almeno a dare in mano a tutti una matita, un quaderno, una voce che insegni la loro storia, la nostra storia. Attraverso la conoscenza si educano le anime, si aiutano la miseria e l'ingiustizia, si aprono orizzonti di amore e di voglia di vivere, di interesse per un futuro da fabbricare con la volontà e la speranza. In questa opera, chiedere l'aiuto anche dei nostri figli e nipoti perché non guardino solo a se stessi, al proprio interesse come fossero gli unici ad avere diritto a crescere nel sapere, forse nel benessere. Insegnare che la cooperazione, lo scambio e l'amore hanno lunghe strade che anche loro sono chiamati a percorrere appena ne abbiano conoscenza. Insegnare che quella pace delle famiglie che sembra oggi così rara è il primo bene da coltivare, da far crescere dentro di sé con la comprensione, la stima e l'affetto di cui ha bisogno per non perdersi. Se viene loro insegnato dai primi anni di vita che la serenità di giudizi e la lealtà sono beni primari daremo loro quella ricchezza dell'animo che aiuta a non ripiegarsi solo sulle vicende della propria vita, ma ad allargare l'orizzonte fino alla sofferenza dei fratelli lontani. Aiutiamo i bambini che vivono nella paura e nell'angoscia migliorando il nostro atteggiamento verso la vita senza consumarla nelle zone d'ombra della incomprensione, dell'invidia, della disconoscenza, ma cercando sempre di porsi nella ragione degli altri per essere più giusti e, forse, più buoni.
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