venerdì 25 aprile 2008
C'è anche lo sport, naturalmente, nei progetti del Cavaliere. Ma
per fortuna, mentre i giornali si riempiono di nomi di futuri ministri, viceministri e sottosegretari vari, non si sente più parlare di dicasteri dello sport e simili. L'esperienza del passato Governo, in sé motivo di forte curiosità, non ha lasciato tracce. Né rimpianti. Anche perché, alla fine, il tema dominante risultava essere sempre quello calcistico.
E Dio solo sa quale contenzioso perenne rappresenti l'organizzazione del calcio nazionale, sempre più lontana dagli interessi di un vero sport popolare.
Nel pallone si agitano euromilioni in quantità, indice soprattutto di sprechi giustificati da risibili ipotesi di rafforzamento o intelligenti operazioni di marketing. L'ultima solenne sfida pallonara, andata in onda mercoledì sera tra Barcellona e Manchester United, ha confermato che non esiste grande calcio solo perché si schierano grandi giocatori: un pareggiaccio senza gol e di ispirazione italianista molto simile, spettacolarmente, a quello tra Liverpool e Chelsea nell'altra semifinale di Coppa, ha rivelato l'ormai diffusa predisposizione alle tattiche conservatrici. Così, alla fine, Cristiano Ronaldo e Lionel Messi non risultano
assai migliori di Balotelli e Acquafresca. Sicuramente più grande è la buggeratura inflitta a spettatori di campo e di pay tv. Calcisticamente parlando, dunque, si consiglia l'intensificazione dell'uso del cervello con risparmio di quattrini, meglio se destinati al potenziamento del settore giovanile e degli sport di base.
Quando si dice che l'Italia è sportivamente incolta, si fa finta di non sapere che alla crescita del virgulto pedatore è estranea la cultura sportiva di base che si apprende frequentando anche altre discipline formative dal punto di vista fisico e morale. Semplificando,
se gli aspiranti eroi del pallone conoscessero anche gli elementi basilari del rugby ne trarrebbero grande utile

anche dal punto di vista comportamentale.
Il futuro dello sport italiano non può restare ancorato al calcio, finto sport popolare. Chi avrà responsabilità dello sport nel nuovo governo Berlusconi, fermo restando il primato del Coni, dovrebbe politicamente battersi per portare palestre, maestri e mezzi ai giovanissimi penalizzati da una società sempre più egoista e dimentica delle necessità della popolazione meno abbiente. Le numerose scuole calcio funzionano per chi può permettersi il lusso di una spesa importante: le borgate, la periferia, gli agglomerati popolari, tagliati fuori, dovrebbero invece ricevere la costante attenzione dello sport. Che non è bene superfluo, ma vita.
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