sabato 31 ottobre 2009
«I bacchettoni cattocomunisti minacciano l'Italia libertina». Titolo allarme ieri sul "Giornale" (p. 3) per uno sfogo che se la prende di brutto perché si parla di un «convento benedettino» come luogo di ripensamento e di silenzio: è «fuga in convento»! L'autore vuol essere «libero e felice», ma troverebbe l'ostacolo dei «bacchettoni censori implacabili», ed esplode. Letto e archiviato. Più sensato, stesso tema su "La Stampa" (p. 6) «Elogio della fuga riparatrice», sul «convento come luogo per "morire al mondo"». Pensieri opinabili, ma con strampalata citazione finale, «Tutto è grazia, anche il peccato», e per di più attribuita tra virgolette a sant'Agostino. Aggiustamento di comodo, che mette insieme tre testi, di san Paolo, sant'Agostino, e santa Teresa di Lisieux, quest'ultima ripresa da G. Bernanos che la fa dire al suo "Curato di campagna" morente. Messa così in pagina, però, è solo una bislaccheria peregrina. Chiariamo: san Paolo dice che «per coloro che amano Dio tutte le cose cooperano al bene» (Rom. 8,28), S. Agostino aggiunge «anche i peccati» ( De Doctrina Christiana 3,23,33), Teresa di Lisieux dice «Tutto è grazia» sul letto di morte, e Bernanos mette la stessa frase in bocca al suo «Curato». Mescolare tutto senza chiarire, è gran confusione. I peccati non sono grazia, ma riconosciuti e riparati cooperano al bene. Malpelo rimanda a una bella conversazione di "Trenta Giorni" (marzo 2004) con il cardinale e teologo della casa pontificia Georges Cottier, di cui basterebbe leggere il titolo: «Se tutto è grazia, non c'è più grazia». Lapidario: con buona pace di tutti.
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