mercoledì 6 febbraio 2019
Libri, libri, la casa dei libri si chiama biblioteca, e La biblioteca è il titolo che Stuart Kells ha dato al suo viaggio nelle biblioteche di ogni tempo e di ogni Paese (Mondadori, pagne 306, euro 22,00). Ne risulta, appropriatamente, “Un catalogo di meraviglie”, come recita il sottotitolo. Non si poteva non partire del bibliofilo e bibliotecario per antonomasia, Jorge Luis Borges, la cui Biblioteca di Babele esprime la propria vita e l'essenza di ogni biblioteca passata, presente e futura. Borges, che per diciotto anni fu direttore della Biblioteca Nazionale di Buenos Aires, aveva esordito nel 1937 come “primo assistente al reparto Miguel Cané” della Biblioteca civica del periferico barrio Boedo. Il suo compito era di redigere il catalogo della biblioteca, mai realizzato. Vi rimase per nove anni infelici, ma un primo risultato fu, nel 1941, il capolavoro, La Biblioteca di Babele, tentativo infinito di descrivere una biblioteca infinita che contenga «tutto ciò che è dato di esprimere, in tutte le lingue»: «Migliaia e migliaia di cataloghi falsi, la dimostrazione della falsità di questi cataloghi, la dimostrazione della falsità del catalogo autentico, l'evangelo gnostico di Basilide, il commento di questo evangelo, il commento del commento di questo evangelo, il resoconto veridico della tua morte, la traduzione di ogni libro in tutte le lingue, il trattato che il Venerabile Beda avrebbe potuto scrivere (ma non scrisse) sulla mitologia del popolo sassone, i libri perduti di Tacito…». La citazione dà un'idea del contenuto del libro di Kells che inanella episodi su episodi, aneddoti su aneddoti, di cui sono protagonisti libri e bibliofili. «I libri – scriveva Petrarca – ci danno un diletto che va in profondità, discorrono con lui, ci consigliano e si legano a noi con una sorta di famigliarità attiva e penetrante». È esperienza di tutti che leggere un libro è entrare in dialogo con chi l'ha scritto, per cui ogni biblioteca è un'assemblea, piccola o grande, di autori a nostra disposizione, che umilmente aspettano solo il nostro gesto di sfilare il loro libro dallo scaffale. Tra le biblioteche più famose del mondo non può mancare la Biblioteca Apostolica Vaticana, il cui Archivio Segreto contiene 35mila volumi disposti in oltre 80 chilometri di scaffalature. Tra le curiosità, un minaccioso messaggio del nipote di Gengis Khan, il quale intima a papa Innocenzo IV di «rendere onore e omaggio» ai mongoli; la bolla con cui, nel 1521, Leone X scomunicò Martin Lutero; lettere di Elisabetta I, Voltaire e Abraham Lincoln… e via meravigliando. Certamente i bibliotecari prendevano severe precauzioni per difendersi dalla cleptomania assai diffusa tra i bibliofili: nella biblioteca dell'Università di Salamanca si legge tuttora un cartello che minaccia di scomunica chiunque asporti o danneggi i volumi. Le biblioteche moderne sono informatizzate, ed è un bel vantaggio. Tuttavia, oggi possiamo ancora leggere libri di secoli e secoli fa: fra due, cinque, dieci secoli, saranno ancora leggibili i file odierni, che i proprietari dei programmi informatici aggiornano continuamente, rendendo inaccessibili le registrazioni precedenti?
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