Ave Cesare, addio Firenze Orgoglio e dignità del mister
domenica 28 marzo 2021
I calciatori in silenzio social – Bearzot guarda i tuoi nipotini – eppure quanto fai rumore Fiorentina. Prandelli si è dimesso da allenatore dei viola dello zio d'America Rocco Commisso, e lo ha fatto con una lettera che tra le righe fa capire tante cose... Date a Cesare quel che è di Cesare. Allora diamo a Prandelli per quello che ha fatto da bordo campo fino ai Mondiali di Brasile 2014, non compresi: azzurri eliminati subito da vicecampioni d'Europa. Personalmente, scindo sempre tra il Prandelli allenatore e l'uomo. Il primo, il Cesare tecnico, ha fatto un piccolo capolavoro a Firenze (viola dei Della Valle in Champions) e poi a Euro 2012 quando aveva portato l'Italia in finale (persa con la Spagna), dando orgoglio e dignità persino a due nevroromantici persi, come Balotelli e Cassano. La prima volta alla Fiorentina, Prandelli ci arrivò dopo aver rinunciato ad allenare la Roma di Totti che, l'estate del 2004, lo aspettava, invano, a Trigoria. Da hombre vertical qual è, da sempre, mantenne fede alla promessa fatta alla moglie, la Manu malata di cancro: «Se la chemio fosse stata troppo invasiva io avrei mollato tutto per starle a fianco. Così è stato e sarò sempre grato al presidente Franco Sensi e alla sua famiglia che capì e appoggiò immediatamente la mia scelta», disse Prandelli ad Avvenire. La Manu purtroppo poi morì (nel 2007, dopo 25 anni di matrimonio) e fu il secondo colpo al cuore nella vita di Cesare che, da ragazzo, aveva perso il padre. E sempre in quella nostra chiacchierata fiorentina disse: «Mi sono ritrovato capofamiglia a 16 anni. Ho visto le mie due sorelline private della figura maschile e mi sono dovuto assumere tutta la responsabilità». Quello stesso senso di responsabilità ora, a 64 anni, lo ha portato a lasciare, forse per sempre, un mestiere che ha amato e ha cercato di fare al meglio delle sue possibilità, mettendoci anche quel cuore che domenica scorsa, dopo Fiorentina-Milan, gli ha dato dei segnali allarmanti. Il suo ciclo vincente si è chiuso molto prima del ritorno sulla panchina viola, ma quello che rattrista è vedere il suo sguardo un po' smarrito, perso in qualche cattivo pensiero che è la conseguenza di un mondo, quello del calcio, che Cesare dice: «Non sento più mio». Continua a crederci, nonostante tutto, in questo mondo invece Beppe Iachini, che richiamato dagli americani di Firenze non ha potuto esimersi dal tornare al suo posto. A memoria di cuoio, solo un mister di Serie A negli ultimi anni si è rifiutato di accettare il rientro dopo l'esonero: Marco Giampaolo quando disse «no» alla richiamata a Cagliari di Cellino. Era l'inverno del 2007, guarda caso, e mentre Prandelli perdeva la Manu Giampaolo rinunciava a subentrare al vecchio Nedo Sonetti, strappava il contratto con i sardi e denunciava a bassa voce, secondo il suo stile: «L'orgoglio e la dignità non hanno prezzo». Nel calcio purtroppo, e non solo, esistono i Prandelli e i Giampaolo, e poi gli uomini “tutti di un prezzo”.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI