domenica 3 marzo 2019
Grossi e pelosi. Molto grossi e molto pelosi. Ingannatori, ma facili da ingannare. Irrimediabilmente scemi, eppure a volte capaci di astuzie. Violenti, rozzi, puzzoni e pericolosi. Sono i troll, quelli del folklore scandinavo, gli originali. I troll che, colti dai raggi del sole, si tramutano in pietra; e ciò spiegherebbe la vaga forma umanoide di tanti, troppi pietroni disseminati tra boschi e radure. La descrizione si adatta anche ai troll del web? Non è un caso.
Intanto, entrambi i troll appartengono a svariati generi e sottogeneri. Il folklore nordico è stato modificato o tradito, come preferite. I troll da giganti letali si sono rimpiccioliti e addolciti fino a tramutarsi in paffuti nanerottoli. Sono stati sovrapposti e confusi con i leprecauni irlandesi, i folletti, perfino gli elfi, insomma il Piccolo popolo. La confusione è caratteristica anche dei troll del web, che insinuando e inventando riescono a scatenare risse letali pure tra miti nonviolenti gandhiani.
Il troll si annida sotto i ponti. Chi vi transita farà bene a lasciargli una piccola offerta, per non scatenare le sue ire. Non ha bisogno di pretesti, invece, il troll del web che è perennemente iracondo. Entrambi si credono furbi, ma sono senza cervello. Il troll del web, però, col tempo si è evoluto. Oggi è un attaccabrighe come ieri, ma in più confeziona fake news. Le bufale, insomma. Non ha alcuna importanza che siano idiote come lui, perché chi ha voglia di abboccare, abbocca lo stesso. I social network sono pieni di ponti, anzi sono essi stessi dei ponti che collegano milioni di persone desiderose di dialogare. I troll quindi vi si trovano perfettamente a proprio agio. Loro amano le risse, gradiscono il conflitto e lo alimentano con indubbia perizia, pur essendo scemi, poiché è l'unica cosa che sanno fare e vi si applicano con stolida determinazione: questo va loro riconosciuto.
Per tale motivo alcuni critici indulgenti attribuiscono ai troll una qual intelligenza, li rispettano e ci invitano a fare altrettanto. Errore. I troll sono irrimediabilmente scemi e sarebbe un abbaglio riconoscere nella loro capacità di ingannare un barlume di intelligenza. Difatti evitano il dialogo e lo ostacolano, ben sapendo che solo nella rissa disordinata hanno qualche speranza di prevalere.
Se dite a un troll che è senza cervello, egli risponderà che non ha la minima idea di che cosa sia questo cervello, che il cervello non esiste ma è una leggenda priva di fondamento; verrà il giorno, ed è assai vicino, in cui la grande maggioranza degli uomini non userà più questo supposto "cervello" ma agirà per puro istinto, per stimolo-reazione, toccando così i vertici della sublime saggezza e della perfetta felicità, che consistono nel bombardare con il napalm il pensiero critico. Essi lo temono: difatti, se i troll del folklore scandinavo sono uccisi dai raggi del sole, i troll del web sono rintuzzati e costretti nell'ombra dalla luce del pensiero critico che smaschera stupidità e inganni.
È inutile chiedere a un troll, di qualunque genere sia, perché fa quel che fa, ossia distrugge, alimenta il conflitto, aizza gli animi. Non possedendo un vero cervello – l'aveva, ma non usandolo mai si è ridotto a una nocciolina avvizzita – non può ragionare e quindi non è in grado di darsi e di darci alcuna spiegazione. Lo fa perché gli piace. Perché non sa fare nient'altro. O perché, come lo scorpione della favola di Esopo, è nella sua natura. Lo scorpione annega; purtroppo anche la rana fa una brutta fine. Ottimo motivo per non intenerirsi di fronte a un troll: evitatelo. Ma se si traveste, come riconoscerlo? Già detto: puzza.
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