martedì 24 novembre 2009
Artisti dal Papa: due facce in pagina. "La Stampa" domenica, p. 1 e 41, «Noi artisti davanti al Pontefice»: Ferdinando Camon soddisfatto, sorride con qualche ironia su ordine dei posti e privilegi da notorietà mediatica vincente anche là: propone maggior frequenza di incontri del genere, ma con ascolto reciproco e magari " aggiunge " «riservati ad artisti di area cristiana». A ciò ieri " stessa "Stampa" (p. 31), «Il bello non ha etichette, né religione» " reagisce Alain Elkann: l'invito papale è giunto con esplicito indirizzo ad artisti non solo cristiani, ma anche di altre religioni e/o «lontani da esperienze religiose». Per lui «la lezione della giornata è che il bello" è soltanto bello». Leggo e ripenso alla grande tradizione teologica dei «trascendentali», per la quale con «unità, verità e bontà» anche «la bellezza» è uno degli attributi dovuti alla realtà di Dio. Era il dritto della moneta. Il rovescio sempre ieri ("Il Giornale, p. 28) è l'irato sfogo di Vittorio Sgarbi che, stile sempre ispirato al cognome, con titolo soave e leggero " «Gli intellettuali dal Papa? Una triste farsa» " esordisce sfottente così: «Dunque il Papa ha convocato gli artisti». Leggi e capisci subito che a lui la cosa non è piaciuta per niente. Con varie ragioni. La prima è che «nessuno ha potuto parlare». Per uno come lui, offesa bruciante! Non basta, però. La seconda e principale ragione, scritta apertamente, è che l'elenco degli invitati voleva farlo lui, ma non gli è stato concesso. La terza, non scritta, ma letta con evidenza a pagina calda da «inchiostro antipatico», è che lui non l'hanno invitato. Tutto qui.
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