sabato 10 ottobre 2015
Monte Daino si affaccia sulla Valle dei laghi nella parte sud del Trentino. Non ha l'ardito manto rosato delle vicine dolomiti, né la maestosità di altre catene folte di boschi e ricche di rocce pregiate. È un grande masso a piombo sulla strada provinciale che attraversa la valle dove offre solo pietre ineguali, come impastate dal primitivo assestarsi della terra. Arrigo lo ha visto quando era bambino e gli è sembrato maestoso, imponente, quasi un gigante buono a guardia della sua valle. È ancora innamorato di questa montagna che allarga le sue braccia in una catena di ripide pareti e profondi burroni, decorati da balze e da cumuli di sassi e ghiaia trascinati dai secoli fino alla sua base. La diversità delle sue pieghe propone un'interessante gioco di luci e di ombre dove i contadini vedevano un tempo segnate la ore del proprio lavoro. Il giovane Arrigo vi sognava l'immagine di Icaro che volava verso il sole assieme a mostruose figure di antichi animali che avrebbe incontrato se avesse avuto il coraggio di cercarne la via. Ancora oggi quando racconta l'impresa della sua prima salita ha gli occhi lucidi. Amante di fiori alpini, ricercatore di piante medicinali e l'unico della sua compagnia, in possesso di una discreta macchina fotografica, alle tre di un mattino si mise in marcia verso quella montagna che ogni giorno sembrava sfidarlo con la sua forte presenza. Furono undici ore di cammino tra pareti lisce e scivolose, stretti camini, sentieri di piccole rocce, ancora coperte da qualche filo d'erba fino al grande canalone che porta alla cima. Chi non ha avuto un'esperienza di questo tipo non può capire quale profondo senso di potenza e quale scossa percorra tutto il corpo prima che si tramuti in un grido di vittoria. Come sembrano piccole le case, le macchine, le strade in fondo alla valle quando l'aria sottile ti gira attorno, ti scompiglia i capelli, ti porta via la sciarpa. Ora Arrigo è un grande nonno che ha saputo cambiare in vigne terreni ai piedi del suo Daino e le sue cantine in migliaia di bottiglie di vino che attendono di essere vendute quando egli passa ogni giorno accarezzandole come fossero figli. E in realtà lo sono per quanta fatica hanno richiesto, per quale impegno, studio e dedizione hanno avuto bisogno. Le lunghe grotte che mantengono una temperatura costante conservano nel fondo anche le antiche botti di legno quali trofei di un tempo antico, quando Arrigo giovane con la stessa volontà che oggi mette nel promuovere un prodotto perfetto, aveva scalato il Daino, cireneo della domenica, come egli si dichiara, per diffondere l'amore per la montagna.
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