venerdì 12 settembre 2014
Guido Ceronetti qui già registrato (20/8/2006) sulla «fine del pomodoro, col cattolicesimo essenza della civiltà mediterranea»! Ieri Maurizio Crippa ("Foglio", p. 2: «Il Cristianesimo che muore, Ceronetti, Péguy…») lo riporta in scena, sottolineandone l'approdo a una totale visione apocalittica: già scrivendo a Sergio Quinzio Ceronetti ribadiva la fine di ogni illusione redentiva, ma ora annuncia proprio «morte del Cristianesimo»: è «già morto, e il vuoto che lascerà non sarà colmabile». Crippa pare prenderlo sul serio, così finisce ogni speranza, ma le smentite non mancano. Ne cito due. 1: giusto mercoledì scorso papa Francesco ha ricordato a tutti la cura dei «fratelli in cerca di speranza». 2: colpisce molto lo strano richiamo dell'articolista a Charles Péguy, uno dei più grandi poeti del secolo scorso. Proprio a Péguy si debbono infatti le più belle pagine poetiche sulla «speranza». Il suo "Portico del Mistero della seconda virtù" (Jaca Book, Milano, 1978) è tutto un inno alla «piccola speranza», la «giovane speranza» come nascosta tra le due sorelle maggiori, fede e carità. Lì Gesù è «l'Uomo che ha sperato», e la sua speranza si riflette nel cuore e sul volto di Maria, sua e nostra Madre, «tutta speranza, pura e giovane come la speranza». Queste son cose serie.
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