martedì 20 dicembre 2016
I eri titolo: «Il Papa anticlericale difende Giuda dagli intellettuali della religione». Sul “Fatto” (p. 10) Fabrizio D'Esposito stupito dall'omelia di papa Francesco a Santa Marta (13/12) usa l'aggettivo «anticlericale», appropriato. Il clericalismo è una piaga che infetta l'uso della religione a scopo di potere, l'opposto della fede ebraico-cristiana nella sua radice e soprattutto nella versione che corrisponde al Vangelo di Gesù. Gli «intellettuali della religione» – così tra virgolette – si servono di Dio, non lo servono se non quando è utile a loro, e soprattutto non lo servono perché non lo riconoscono nella sua vera immagine somigliantissima (Gen. 1, 26), l'uomo vivo e soprattutto sofferente, come dice il verdetto divino in Matteo 25, «nucleo a cui tutto si riduce» in termini di salvezza eterna. Altro titolo: «La grotta, il bue e l'asinello: quante bugie si dicono a Natale» (“Giornale”, p. 1 e 12 intera). Leggi un minestrone di cose note da sempre, ma qui cucinate come sorprendenti con evidente sovraccarico di ironia – «Non lo sappiano i bambini»! – seminata verso la Chiesa di oggi che, si sa, in redazione «non piace». Basti il sommario: «Gesù non sarebbe nato il 25 e Maria non venne cacciata dagli alberghi, ma le credenze e la Storia si sono mescolate». Sì, e proprio qui arriva puntuale la scivolata da eccesso di sicurezza: «È certo che Gesù non sia nato nell'anno zero e di conseguenza che non sia morto a 33 anni»! A parte l'«è certo», la vena volutamente ironica ha preso il sopravvento sull'argomentare, e quel «di conseguenza» fa sorridere. Perché mai uno che non è nato in quello che è stato considerato l'anno zero non potrebbe morire a 33 anni? Sempre ieri c'è un confronto. Sul “Mattino” (p. 18) stesso argomento: senza ironie, magistrale firma del professor Franco Cardini. E nessun titolista «a effetto».
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