sabato 6 gennaio 2018
Giornalismi. «Thriller nella Santa Sede» ("Il Giornale", 3/1, p. 21). L'annuncio è squillante. Si tratterebbe di un libro ove tra romanzo e storia leggi che «Gregorio XVI era rimasto travolto… all'epoca di Napoleone» e «fin da subito» perché «aveva assistito alla secolarizzazione dei beni della Chiesa» attuata da Napoleone, che per la Santa Sede produsse «un debito enorme».
Ci sarà stato o meno, questo debito? Quello che è certo è che Gregorio XVI divenne Papa più di 20 anni "dopo" la sconfitta e 15 anni "dopo" la morte di Napoleone. Qualcosa non fila nella credibilità del "thriller", e nella ricerca degli affollatissimi, da Gide in poi, "Sotterranei" del Vaticano... E come per caso stesso giornale, pagina precedente (20) leggi questa frase: «Dopo un libro tale non resta altro all'Autore che scegliere tra la canna della pistola e i piedi della Croce». Applicazione troppo severa, ma con qualche fondamento.
C'è altro? Ieri su "Libero" (pp. 1 e 13: «Quelli che pregano per andare all'Inferno»!) il direttore non responsabile Vittorio Feltri è indignato. Ha letto che Igor, il celebre feroce assassino catturato di recente in Spagna, passa il suo tempo a leggere la Bibbia, e poi che una celebre attrice dei decenni scorsi ora vorrebbe ritirarsi in convento. Che dire? A ciascuno le sue indignazioni, ma forse nell'occasione vengono bene due citazioni illustri. La prima mi pare di sant'Agostino, e la ricordo a memoria: «Sono diventato per me una grande domanda e un inestricabile intreccio». La seconda, nel Vangelo, ha un Autore più illustre: «Non giudicate, e non sarete giudicati!». Tenerne conto farebbe bene a tutti, credenti o meno che si sia… Con simpatia: a giornalisti e uomini di cultura servirebbe a risparmiare indignazioni che rivelano soltanto la necessità di riempire le pagine. Un po' di riposo!
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