giovedì 19 gennaio 2017
L'inaugurazione dell'anno giudiziario, prima in Cassazione e poi presso le sedi di Corte d'Appello, costituisce al pari di analoghe manifestazioni in altri settori (le inaugurazioni degli anni accademici nelle università) un momento che sarebbe riduttivo considerare superato: al di là delle forme, rappresenta una sorta di esame di coscienza pubblico della comunità forense, l'occasione di una corretta informazione, di dialogo inter-istituzionale e di confronto sulle differenti previsioni per l'anno iniziato.
Non è quindi strano che la decisione dell'Associazione nazionale magistrati di disertare l'apertura dell'anno giudiziario in Cassazione abbia suscitato molti commenti. Senza entrare nel merito dei motivi addotti dall'Anm (in particolare quelli connessi al contrasto con il Governo per la scelta di trattenere in servizio un limitato numero di magistrati di Cassazione, senza estendere la medesima possibilità ad altre categorie di magistrati), mi limito a due considerazioni, per dir così metodologiche.
La prima riguarda la scelta dell'Anm di avere come interlocutore pressoché unico il Governo della Repubblica: certo, nel nostro tempo il potere esecutivo riveste, anche in campo legislativo, una posizione eminente. E tuttavia la Costituzione sembra avere scelto piuttosto la strada della "distanza" tra esecutivo e magistratura, come si evince, tra l'altro, dall'esistenza, dai poteri e dalla composizione del Csm. La seconda attiene alla natura dell'Anm: un'associazione che raccoglie i nove decimi dei magistrati ordinari è certamente qualcosa di diverso da un sindacato di categoria, ha una funzione e un ruolo che inevitabilmente la avvicinano alle istituzioni e la fanno percepire come tale dall'opinione pubblica, almeno dalla sua parte più attenta e sana. Ecco perché quest'ultima si aspetta molto dall'Anm: in particolare, che continui, se necessario, ad alzare la voce per chiedere procedure migliori per una giustizia più rapida e maggiori risorse umane e logistiche per gli uffici giudiziari, e che, sul fronte dello status anche pensionistico, reclami regole certe e stabili, che non profumino né di ingiustificato privilegio di corpo, né di ingeneroso e altrettanto ingiustificato allineamento automatico su altri pubblici dipendenti. Le aperture dell'anno giudiziario nelle diverse sedi distrettuali potrebbero dunque, la prossima settimana, essere il momento in cui ascoltare queste proposte e queste richieste. Non resta allora che auspicare che tali occasioni siano, secondo la radice etimologica della parola "inaugurazione", luoghi di previsioni attente (fondate sulla valutazione di come le sfide dell'anno passato sono state affrontate) ed esse stesse verificabili nel futuro.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI