martedì 29 ottobre 2019
Domenica tutta pagina con titolone: «La Chiesa annega nel ridicolo» (“La Verità”, p. 11)! Firma gentilmente femminile, tono deciso e virile. Preoccupata o maligna – difficile capirlo, ma forse le due cose insieme, preoccupata per sé, maligna per il resto – Silvana De Mari scrive che il Sinodo che finisce quella mattina è fatto di «scivoloni verso il ridicolo» e «la Chiesa annega». Caspita! Ci pensi e ricordi che nella storia, duemila anni finora, le donne che hanno aiutato la Chiesa con la denuncia dei suoi e nostri mali sono tante, e in genere sante! Figure a cui ci si dovrebbe ispirare, senza far prevalere invece una certa animosità. Quando si scrive di cose complesse come un Sinodo, pensandone volutamente male, infatti, si rischia di non coglierne i due messaggi essenziali che i padri hanno voluto ribadire: 1) l'Eucaristia è centrale per qualsiasi cristiano e occorre capire come tutti (e ciascuno) possano godere della Sua presenza in mezzo a noi; 2) Occorre una conversione profonda. Questioni tutt'altro che ridicole. Il rischio di andare fuori misura vale anche per certe sicurezze che si dicono laiche. E così, per esempio, trovi difficile ridacchiare sul «culto di patroni e reliquie» – per di più applicato alla politica – e tra l'altro con il risultato nelle urne che è sulle prime pagine – e la cosa vale per esempio per Stefano Balassone (“Repubblica” 23/9, p. 51, «Onda su onda. Il miracolo in diretta come la partita») che ironizza su Napoli e la festa di san Gennaro: «In effetti la Teca è giunta all'occhio dei fedeli col contenuto, per onore di cronaca, già liquefatto». Sfortunato san Gennaro: proprio davanti a Balassone poteva essere più esplicito? Tra l'altro ironizzare su san Gennaro e per di più a Napoli non apre a simpatie. San Gennaro del resto ora sarà impegnato anche a salvare la Chiesa, non solo di Napoli, dal rischio di ogni scivolata. Lui tra l'altro ricorda che il vero “tesoro” della Chiesa, fin dai tempi antichissimi come i suoi, si trova nei poveri e negli ultimi, anche in quelli della Transamazzonia.
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