sabato 13 giugno 2020
Due angeli in un velivolo rosso sorvolano la terra di notte e di giorno. Uno dice all’altro: guarda qui brucia tutto, qui si piange, e qui nei boschi oscuri si sentono solo i lamenti e non si vede nessuno. Dobbiamo fare la nostra relazione al Signore, ma come? Ognuno prega il proprio dio e non sa che è sempre lo stesso con nomi differenti, ma con la immensa bontà, giustizia, e amore infinito per la sua creatura. Qui c’è un fuoco immenso dato dal dolore, e guarda, risponde l’altro angelo forse sembra la vendetta dell’Eterno sulle sue creature che lo offendono ogni giorno, che lo dimenticano e lo lasciano solo nell’universo. «Forse, ma Egli non conosce vendetta, è solo un richiamo forte per chi non sa dare Lui un nome, un grido alla sua giustizia e alla sua bontà. Finalmente anche coloro che si sono sempre chiamati cristiani e hanno combattuto contro chi adorava altri dei esistenti solo in una diversa fantasia, ora uniscono le loro mani a quelle di tutto il mondo verso l’unico creatore dell’Universo con parole, atteggiamenti
differenti, ma nel rispetto di una stessa verità. Attento, vedo una fila di camion che trasportano i corpi dei morti lontani senza il pianto di un amico, senza avere ricevuto all’ultimo momento un sorriso di pace». «Lo so, ma anche nelle guerre che l’umanità ha sempre promosso nel propri paesi, uno contro l’altro, gli eserciti muoiono sul loro pianto senza il saluto di nessuno. Quante anime, invisibili all’occhio umano stanno salendo verso la grazia del Signore. Che strana questa umanità che per arrivare a capire la verità di un amore eterno debba prima combatterlo, soffrirne l’assenza e poi finalmente usare la ragione o essere
vinto dal dolore e dal pianto». «Scendi un po’ qui dove è buio, sento un pianto trascinato e stanco. Un povero infermiere che nessuno ha raccolto e chiede a noi di portarlo via. Non ci vede ma ha aiutato gli altri, ha curato i più deboli, non ha pensato a se stesso e sa che è arrivata la sua ora, diamogli una mano e facciamolo salire in fretta senza troppa fatica». Nel sonno mi sembrava di sentire il loro respiro lieve e profumato e sembrava dicessero: non puoi essere presente al dolore degli altri? Non importa, sei povero, sei anziano, sei solo? Offri la tua preghiera, e il tuo pensiero, la tua parola di conforto, la tua fede nell’eternità che verrà divisa fra tutti. Regala il sorriso a chi lo ha perduto, canta finché puoi perché la tua voce porti nell’aria la forza della solidarietà, le note della collaborazione, la divisione del pianto se altro non hai. Offri le tue mani, non più giovani, ma piene di coraggio e di fede in quel mondo nuovo che si sta aprendo al di sopra di noi, nella mente chiara e ricca di volontà che la gioventù di domani ha già iniziato a costruire.
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