domenica 9 marzo 2008
La colpa dell'atroce morte dei due fratellini di Gravina di Puglia " ha scritto in sostanza Corrado Augias su La Repubblica, 2 e 5 marzo " è di Dio, anzi quella morte è la prova che Dio non esiste. Questa è una sintesi un po' rozza dell'Augiaspensiero, ma il titolare di quest'ultimo non lo è stato in misura minore nemmeno dopo aver visto il suo ragionamento autorevolmente smontato (4 marzo) dal suo stesso giornale. La cosa è cominciata (domenica 2) con una lettera che chiedeva dove fossero l'angelo custode, i santi e Dio stesso quando i due bambini sono caduti nella cisterna. È la vecchia idea (del filosofo tedesco ebreo Hans Jonas a proposito della Shoah) di un Dio che dovrebbe rimediare alle cattiverie degli uomini per dimostrare di esistere e di essere onnipotente e misericordioso, idea che già il teologo luterano tedesco Dietrich Bonhöffer rigettava (l'idea del "Dio tappabuchi"), come vano tentativo di liberare gli uomini dalle loro responsabilità e di ignorare il mistero del peccato e del male, ma che Augias, ovviamente, fa sua. Due giorni dopo (martedì 4), su Repubblica, il prof. Massimo Ammaniti, psicanalista e docente di psicopatologia dell'età evolutiva alla Sapienza di Roma, ricordava le molte «colpe degli adulti» in questa tragedia, documentando anche come «nel caso di ragazzi di famiglie sane e ben funzionanti solo il 12% va incontro ad eventi traumatici gravi mentre i ragazzi che appartengono a famiglie con conflitti e vulnerabili-
tà sociali sono molto più esposti a pericoli, addirittura il 60%». Il giorno successivo (mercoledì 5) un altro lettore "laico" osservava che «i primi angeli custodi sono i genitori». Messo all'angolo, Augias, che alla prima lettera aveva risposto parlando della propria «(in)compe-
tenza» e sostenendo che «una risposta davvero soddisfacente a questa angosciosa domanda nessuno ha saputo darla», alla seconda conclude che la questione «si risolve prendendo atto che dio semplicemente non c'è». Un caso di vera (in)competenza e presunzione.

L'UOMO-FAI-DA-TE
«L'usura della terra» (voleva dire "il logoramento") è da attribuire alla «tradizione giudaico-cristiana», che considera la natura come «semplice materia da dominare al servizio dell'uomo [...] A partire da queste premesse cristiane l'uomo occidentale non conosce più il suo limite». Lo afferma il pertinace Umberto Galimberti, che non rinuncia al suo anticristianesimo e trascura che quel biblico «dominare» va letto alla luce dell'ordine del Creatore all'uomo di "coltivare e custodire il giardino dell'Eden" come un dominus, cioè da "signore" e non da "padrone". «Chi ci ha insegnato " conclude Galimberti " a oltrepassare il nostro limite?». Non certamente il cristianesimo ("Guardate i gigli del campo", dice Gesù), ma semmai l'illuminismo razionalista che, negando Dio, illude l'uomo di essere onnipotente e lo fa credere autopoietico, cioè che-si-fa-da-sé.

LETALE O TERAPEUTICO?
«Prematuri, ha prevalso l'accanimento terapeutico»: così il Manifesto (domenica 2) per riferire il parere a grande maggioranza del Comitato nazionale di bioetica circa i trattamenti per i nati largamente prematuri. Anche ammesso che fosse «accanimento terapeutico», sarebbe stato solo per non far prevalere l'accanimento letale dei cosiddetti "laici".
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