giovedì 7 novembre 2013
Sulla "Stampa" (2/11, p. 3) così a firma "Jena" satirica (in latino "jena ridens"): «Per essere un buon leader del Pd basterebbe dire la metà delle cose che dice il Papa». Leggi, sorridi, ci pensi, ma ti accorgi che manca qualcosa, e completando la frase riscrivi: «Per essere un buon leader del Pd", e come tale poter finalmente vincere le elezioni in Italia, il designato dovrebbe evitare di dire, e di imporre al Pd nel programma e nelle idee base tutto il contrario dell'altra metà della cose che dice il Papa, per esempio su temi e valori che toccano la coscienza di ciascun cittadino elettore. Diversamente continuerà, in materia, il lungo tempo dei decenni di "jena flens", la jena che piange. Vale la pena di rifletterci, vero? Sempre ieri tutti i giornali sul cosiddetto "Questionario" per il prossimo Sinodo dei vescovi. Per il sociologo Franco Garelli, sempre "Stampa" – p. 31: "Uno scienziato sociale a San Pietro" – l'idea stessa della consultazione dice che «Francesco non è solo il Papa cantore della misericordia e della tenerezza», ma «è anche un Pontefice che sta concretamente lavorando per il rinnovamento della Chiesa, operando scelte senza precedenti». Solo «senza precedenti»? Per la precisione anche con "precedenti" di segno diverso. Infatti, sui temi che oggi attraverso i vescovi il "Questionario" offre alla discussione di tutti, durante il Concilio accadde che Paolo VI, di fronte a un dibattito dell'Aula che non approdava a conclusioni convergenti, avocò a sé sia la trattazione che la decisione finale. Già: la Chiesa cambia pur restando la stessa: interpreta i "segni dei tempi", quindi il mondo attuale e anche la Parola di Dio, come disse papa Giovanni aprendo il Concilio: "Tantum aurora est!" È soltanto l'alba.
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