venerdì 3 gennaio 2014
È bene tornare a inizio d'anno, sul dibattito, per quanto generico e "giornalistico", che si è aperto sul libro in cui Michele Serra (Gli sdraiati, Feltrinelli) se la prende col figlio, un adolescente «sdraiato», che non si entusiasma di niente che piaccia a suo padre. Serra ha messo il dito su una grande piaga, solo che non si è accorto, o non ha voluto accorgersi, di quanta responsabilità abbia la sua generazione nell'abulia dei figli, o nella loro arte di una sopravvivenza priva di valori, se non quelli del tirare a campare tra gingilli elettronici e amici di altrettanto scarsa vitalità o meglio, vistosamente privi di fiducia nella loro possibilità di far qualcosa di vitale, di contribuire a un futuro migliore di un presente ben poco entusiasmante. Andare a fondo sulle responsabilità della generazione di Serra in tutto questo rischierebbe una dichiarazione di fallimento, che potrebbe provocare troppa sofferenza, in lui e in quelli come lui; per intendersi, in quella parte centrale della generazione del '68 (non la gregaria) che ha saputo meglio barcamenarsi negli anni successivi conquistando la sua fetta di potere quantomeno nella "società dello spettacolo", nei media. Ogni generazione e dunque ogni gioventù è alla fin fine conformista, si lascia guidare dalle sue minoranze più attive, nel bene o nel male, e segue le mode. Anche tra gli adulti c'è da sempre chi segue la corrente, ma allora si tratta di una "zona grigia" che può anche avere le sue ragioni, secondo la diffidenza antichissima verso una Storia di cui si è vittime inascoltate, «chinati giunco che passa la piena...». Quanto di questo ci sia nella gioventù odierna è difficile da individuare, è più facile vederne le abulie, il conformismo nei confronti di un mercato mai così accorto e totalizzante come oggi e il fanatismo che provoca in alcuni, il disinteresse e la sfiducia verso scopi e speranze collettivi. I pochi, all'interno della generazione, che si dedicano a qualcosa di utile per gli altri e per tutti, sono alle prese con una situazione moralmente vischiosa, che nasconde a volte con dichiarazioni umanitarie interessi di gruppo. E c'è anche da chiedersi quanto c'è negli «sdraiati» di cosciente resistenza passiva nei confronti della società fasulla dei padri.
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