sabato 8 giugno 2019
Qui di recente su Roma liberata (4/6/1944) e sulla gratitudine a piazza San Pietro – molte bandiere rosse e molte Kippà – di tanta folla verso Pio XII, ricordato di recente con solennità in varie sedi. Per me ricordo personale: tra la folla in festa quel 4 giugno vidi passare le truppe alleate verso Nord. Era una domenica! Lo ricordo anche per il fatto che mio padre non era al lavoro. Era stato soldato, aveva 34 anni ed era ancora vivo solo per l'incrocio di due eventi: aveva già due figli e doveva partire per la Russia, ma a febbraio '42 nacquero due gemelle, e con 4 figli rimase a Roma. Dei suoi compagni dalla Russia non è tornato nessuno. Fu mandato al deposito di esplosivi a San Paolo, che l'anno dopo fu bombardato, e non si salvò nessuno. Lui non era più lì: una delle due gemelline era morta, e per lui fu di nuovo caserma, a via Lepanto, disponibile per la campagna di Grecia. Salvo per due volte! Torno a quel 4 giugno: venivano dal Sud le truppe alleate, e prima di arrivare a Viale Angelico, erano passate anche a Piazza San Pietro... Qualche giorno dopo lì una grande folla di romani ringraziò il “difensore della Città”, quel Papa romano, che al passaggio dei liberatori – pare non lo ricordi nessuno – scese anche lui in piazza San Pietro: saluto e breve discorso. In rete c'è un filmato di quasi 7 minuti: il Papa arriva in piazza in sedia gestatoria, ne scende e con passo veloce, elegante e disinvolto sale i gradini e al microfono parla in inglese salutando i liberatori. Un documento prezioso, che finora non avevo mai visto ricordato. Gli anni passano, e la memoria è preziosa. Perciò un plauso a chi ricorda. Augias su “Repubblica Robinson” (3/5, p. 2) “La storia siamo noi”: opportuno il suo appello a non cancellare il ricordo serio degli eventi del passato, sia per evitare gli errori che per ricordare le conquiste, e conservarle vive. Storia “maestra di vita”: solo con la memoria!
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