venerdì 19 aprile 2013
La foglia del melograno trema nel vento. Poi cade lentamente sul volto dell'uomo addormentato. L'albero che protende i suoi rami sopra l'acqua del fiume è verde, anche se i primi ruggiti del sole e i silenzi della stagione secca arrivano da lontano, rubano colore alle foglie, portano i primi deliri dell'aridità. Maggio è un mese violento da queste parti. La foglia roteando sottile cade e si posa per un attimo, lambisce l'occhio sinistro chiuso dell'uomo. Poi sfila leggera a terra. Al tocco di quella carezza casuale, Giovanni apre l'occhio. La pupilla è colore del bronzo scuro, ma il sole che filtra tra i rami le dà qualche riflesso verde. Ha quasi trent'anni. Erode il Grande è morto pochi anni dopo la sua nascita, avvenuta tra oscuri prodigi dalla vecchia chiamata Elisabetta. Anche lei non c'è più. Ombra come Erode, come suo padre Zaccaria. E quanti altri. Fissa il cielo bianchissimo.Non ricorda cosa sogna. Il cielo rade via tutte le immagini dagli occhi. Al risveglio, il mondo è come un leone che lo assale.Oggi il bianco dell'alba è fiacco. La vegetazione sugli argini è verde, ma poco lontano, fuori dalla valle del Giordano, iniziano nuovamente la pietra, la polvere. Ancora è presto. I primi arriveranno quando il sole inizia ad alzarsi.
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