venerdì 27 gennaio 2017
di Stefania Giordano
Il secondo incontro annuale della Cattedra del dialogo ha avuto per tema la «diaspora calabrese», con relatori il dottor Roberto Nicolò, dirigente del Ministero economia e finanza; e il dottor Giorgio Marcello, ricercatore di sociologia generale dell'Università della Calabria.
Il termine diaspora richiama la dispersione di un popolo e, pur se eccessivo da usare nel caso della nostra, comunque milioni di calabresi sono stati costretti a migrazioni un pò in tutto il mondo.
Analizzando la situazione calabrese Nicolò ha rilevato come la regione presenti un progressivo calo demografico con conseguente aumento del tasso d'invecchiamento della popolazione (dato che impatta sul sistema sociale, creando anche problemi di sostenibilità economica dei sistemi pensionistici e sanitari), mentre perdura un'economia di assistenza che rischia di divenire cronica e parassitaria. Per questo è necessario innanzitutto ridurre la dipendenza dall'esterno, sia economica che culturale ed attivarsi aprendosi allo scambio di idee. La mobilità per motivi di lavoro nel lungo periodo può creare squilibri permanenti nelle società. I migranti, inoltre, spesso si disaffezionano alle vicende sociali e politiche del paese d'origine.
Il dottor Marcello ha ricordato che nelle Sacre scritture, in particolare nell'Esodo, l'itineranza non è un problema ma una condizione: l'essere umano è considerato ontologicamente come “ospite”.

Il fenomeno migratorio, secondo il ricercatore, è globale e si collega direttamente al tema delle disuguaglianze: in Italia, e soprattutto in Calabria, le disuguaglianze sono un effetto della crisi simultanea delle principali forme di regolazione sociale, cioè il lavoro, la famiglia e le politiche di protezione.

Il ricercatore ha ricordato molti dati statistici sulla debolezza strutturale del Sud, per esempio meno del 10% dei Comuni calabresi è dotato di un servizio sociale. Il divario tra Sud e Nord è prima sociale che economico, perché nel Meridione sono ancora a rischio i servizi essenziali, come sanità e istruzione. Basti pensare che ogni anno un milione di italiani si spostano dal Sud al Nord per motivi di salute, con una spesa annua di circa 4 miliardi di euro.

Per riuscire ad avere le medesime opportunità, sarebbe utile finanziare in Calabria il sistema di protezione sociale, modernizzando l'apparato di servizi alla persona e creando lavoro sociale. Occorrerebbe, inoltre, rafforzare tutto il sistema formativo.
Infine, il ricercatore ha ribadito la necessità di rivedere gli stili di vita e di consumo, imparando dalla povertà, perché non è più concepibile un'idea di sviluppo infinito.
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