sabato 3 marzo 2018
Ieri pagine su Placuit Deo, testo della “Congregazione della Fede” su «alcuni aspetti della salvezza cristiana», mentre leggi che in tema qualcuno informa e titola che «Müller boccia l'intercomunione». Malinteso, nel caso non c'entra l'intercomunione, cioè l'Eucarestia condivisa con annullamento delle diversità tra le Chiese cristiane e salvezza anche “senza” questa Chiesa. Nel testo del documento «la Chiesa» è, certo, al centro della salvezza che viene da Cristo, ma nessuno può pretendere di identificarla con le “sue” misure umane. Il dono della salvezza universale avviene attraverso il mistero della Chiesa, ma i confini della Chiesa non sono “i nostri”. Questa grande verità dovrebbe essere scontata: già Pio XII nella Mystici Corporis (1943!) distinse tra «il corpo» istituzionale e visibile della Chiesa e la sua «anima» che ne allarga l'ambito all'azione salvatrice di Gesù. Chiaro da sempre. E papa Benedetto (“Luce del mondo”, Lev, 2010, p. 21), proprio parlando di salvezza, dice: «Già S. Agostino diceva che molti che sembrano stare dentro sono fuori, e molti che sembrano fuori sono dentro». Dunque? Dunque, dovunque c'è il mistero della salvezza, dono gratuito di Dio in Gesù Cristo, lì c'è anche la realtà vera della Chiesa, senza pretese clericali di padronanza umana. Analfabetismo cronistico, insomma. Per le manie invece, in rete un richiamo accorato e illustrissimo che scongiura di tornare all'«obbligo», nella «Messa cattolica», della Comunione «mai nella mano e mai in piedi, sempre in bocca e sempre in ginocchio»! Con rimando alle apparizioni di Fatima (1917) e anche alla «tradizione di sempre». Di sempre? Pare assodato che molti anni prima di Fatima nel Cenacolo «preparato apposta» (Lc. 22, 12-13) la prima Eucarestia vide tutti ben accomodati, con quel “Pane” diviso mano per mano, senza balaustra, senza chierichetti, senza piattino. Certa “sovversione” liturgica è dunque antica: con buona pace di “esperti” di oggi.
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