sabato 23 aprile 2022
Questa puntata potrebbe non piacere a chi non apprezza, e teme, il pensiero “altro”, anche se intelligente e disponibile. Piacerà invece a chi, ad esempio, è incuriosito da tutto ciò che si pensa e si scrive su Gesù, anche se da chi appartiene ad altre religioni o comunque non si professa “cristiano”. Così, colpisce la singolare coincidenza di due pagine di due quotidiani, “Stampa” e “Fatto”, uscite lo stesso giorno (21/4) sullo stesso libro, “Gesù e Giuda” di Amos Oz, con due brani, dell'autore e del prefatore Erri De Luca. Sulla “Stampa” Oz ricorda il prozio, Joseph Klausner, ebreo russo di Odessa, tra i fondatori dell'Università Ebraica di Gerusalemme, autore di opere sul primo cristianesimo malviste «sia dagli ebrei rigorosi che dai cristiani conservatori», contrariati (a dir poco) dall'immagine di un «Salvatore come un uomo in carne e ossa, nulla più di un rabbino ebreo anticonformista e ribelle». Oz racconta di come, caso rarissimo e inviso nel suo ambiente, abbia letto i Vangeli e del tentativo del suo libro, secondo la lezione dello zio Joseph, di «sostenere di riportare Gesù all'ovile, non di “convertirlo al giudaismo” ma di accoglierlo, insieme ad altri grandi lungimiranti visionari ebrei come Spinoza e Heine, nella consolidata tradizione ebraica fondata su dibattito, divisione, discussione, disaccordo, dubbio, introspezione, ardite e ripetute reinterpretazioni degli antichi testi in una miriade di modi creativi». E De Luca? Sul “Fatto” esordisce così: «La cristianità ha lentamente riconosciuto che Gesù era ebreo. È ancora poco risaputo che anche i primi pontefici erano tali e pure i primi martiri cristiani». La pagina iniziale del Vangelo di Matteo, che «colloca Gesù al termine di una discendenza ebraica», andrebbe ascoltata con più attenzione. Oz e De Luca sono un'accoppiata forse spiazzante, mai deludente.
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