venerdì 6 marzo 2020
Ho sempre ritenuto e, fortunatamente, anche sperimentato come l'amicizia, insieme alla gratitudine, sia il sentimento più puro e più nobile che si possa provare. Infatti amicizia, dalla stessa radice di amare, comporta un atto e una relazione di amore (mentre l'amicizia chiesta e data su Facebook a chi non conosciamo a me sembra più un atto di fede!). Aristotele in una bella pagina dell'Etica a Nicomaco (9, 8) rende onore alle qualità di questo sentimento, ricordandone tre tipologie proverbiali che probabilmente risalivano già a Pitagora: «gli amici hanno un'anima sola (mía psyché)», «gli amici hanno tutto in comune (koinà tà phílon)»; «amicizia è uguaglianza» (isótes philótes). A un amico diciamo, chiediamo, consegniamo tutto: gioie e dolori, confidenze e segreti che neghiamo a padre e madre, fratello e sorella, figlio e moglie. Perché? Perché l'amicizia vive di due valori "freddi", la sincerità e il disinteresse, che per pudore e per timore di offesa o di fraintendimento non riusciamo ad avere con i prossimi. Con l'amico non c'è remora, ambiguità, paura. Capisco la sentenza di Nietzsche: «Non è la mancanza di amore, ma la mancanza di amicizia che rende i matrimoni infelici».
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